giovedì 23 agosto 2012

X agosto


Anonimi detriti
dai tratti indefiniti
d'umili sassi e
polvere di galassie

alla fine del viaggio 
e non senza coraggio
si veston d'una luce
ch'a morte conduce,

nella notte più bella
per noi spettatori
ciascun si fa stella

e s'inebria di gloria,
come triste sui fiori
la farfalla finisce la sua storia,

ardendo d'ingenuità,
come i desii nostri di felicità.

(D.D.)


Pensieri, magia e Curiosity...


21 agosto 2012

Pensando a ruota libera. Ferragosto è passato, il caldo non ancora. Anche i telespettatori di Studio Aperto ora sanno chi è Caligola. Imperatore pazzo come un anticiclone estivo, nominò il suo cavallo Senatore della Repubblica. Dicesi liste bloccate. Nel frattempo Monti, dopo aver partecipato attivamente al Meeting di CL a Rimini, vola a Hogwarts per intervenire anche all'altrettanto prestigioso Torneo Tremaghi. Salvare Cedric Diggory è ancora possibile, prima che diventi un vampiro a tutti gli effetti. Necessario contrastare, magari con gli adeguati Draghi, la presa di posizione della scuola di Durmstrang, assolutamente contraria alla continua attribuzione di punti a Grifondoro. La casa da sempre privilegiata ha infatti un evidente disavanzo di bilancio, dovendo mantenere un organico amministrativo pari a dieci volte quello della regione Sicilia. Ma si sa, gli Italiani perdono le guerre come fossero partite di Quidditch e le partite di Quidditch come fossero guerre, diceva sempre Albus Silente. E negli anni '80 se votavi socialista, tua cugina veniva assunta in Alitalia, se invece eri democristiano, allora tua moglie beneficiava della baby pensione. E certe cose le dicevano i Serpeverde ai tempi di Lucius Malfoy, prima che suo figlio Draco diventasse consigliere regionale in Lombardia. Tutto il mondo è paese. Hagrid è l'alterego buono di Giuliano Ferrara. Ma il vestito da ballo di Ron Weasley è nulla confronto al doppiopetto arancione di Formigoni. I confini tra la realtà Dolce&Babbana e la magia sono sempre più labili. Pare che il PSG sia sul punto di acquistare niente meno che Harry Potter, il miglior cercatore di tutti i tempi. E che dire del presunto amore estivo tra Fabrizio Corona e Rita Skeeter?! Tutto ciò in attesa che Batman ritorni per risolvere la questione in Siria, contro i crimini efferati di un pronipote del più celebre Jafar. E soprattutto che Antonio Conte sia ingiustamente condannato per l'omessa denuncia della venuta del Messia, che avrebbe causato numerose disavventure al popolo ebraico nel corso dei secoli, con l'aggravante del furto di parrucca ai danni di Carlo il Calvo. Nel frattempo si terranno i funerali di Europa, con rito germanico. E la preoccupazione più grande riguarda i possibili effetti indiretti sul corretto svolgimento della Champions League. La Bundesbank è stata chiara: niente aiuti a Ibra per vincerla! Uno spiraglio di speranza, per tutti, ma proprio tutti, viene da Curiosity: su Marte non c'è un cazzo!

(M.T.)

martedì 21 agosto 2012

Daniel Dyler e le Avventure nelle Terre di Mito. III- Benvenuti a Zerya




«Svegliati Jake, svegliati!» furono le prime parole che Jacob udì, non appena riprese conoscenza. Una volta aperti gli occhi scorse la sagoma dell'amico. Lo riconobbe nonostante la presenza di una fortissima luce bianca, che lo abbagliava a tal punto da indurlo a socchiudere nuovamente le palpebre. «Daniel, stai bene? Dove siamo? Cos'è questa luce?» disse quindi all'amico, balzando letteralmente tra le sue braccia. «Sicuramente siamo lontani da casa. Anzi, ho l'impressione che siamo molto, molto lontani. Ma non sono riuscito a vedere nulla, sono svenuto... Non so dove ci troviamo». Il giovane Dyler non sembrava affatto spaventato, almeno finché non gli venne in mente che entro pochi minuti sarebbe cominciata, nel liceo di Ullapool, la lezione di matematica: «Dannazione, la Forsaidh, la Forsaidh, quella mi boccia sul serio sta volta! O peggio, va da mio padre e gli dice che ho marinato la scuola stamattina... E addio festa di compleanno!». «Il dado è tratto Daniel, me lo dici sempre anche tu quando sono io a combinare qualche disastro! Tu sei salito su quel dannato cavallo! E adesso dobbiamo pensare come tornare indietro, ma dubito che riusciremo ad arrivare a lezione in orario. E dubito anche che arriveremo entro il pomeriggio... Potremmo anche non essere più nel West Highland!» ribadì Jacob. A quel punto Daniel mutò nuovamente il proprio atteggiamento, quasi lasciandosi alle spalle le sopraggiunte preoccupazioni, sopraffatto dalla curiosità ed eccitato dall'avventura. «Già!» esclamò, cercando di guardarsi attorno, con una mano sopra gli occhi, per ripararsi dall'intensità della luce. «Daniel, mi stai ascoltando?! Dobbiamo trovare quei cavalli! Dove sono quei cavalli? Forse loro possono riportarci a Ullapool...» esclamò Jake. 

 A un tratto la luce bianca che confondeva, quasi fosse fitta nebbia, la vista dei due ragazzi, iniziò a perdere intensità, fino a scomparire. In questo breve lasso di tempo Daniel e Jake si accorsero che si trovavano in mezzo a una sorta di anfiteatro, grande quasi quanto un moderno stadio. Il pavimento su cui si erano risvegliati i due amici era ricoperto di un marmo molto chiaro, mentre gli spalti erano costituiti da gradinate lapidee uniformi, non rivestite, che suscitavano un'impressione di imponenza e maestosità. Nel mezzo di esse correva un'unica fila circolare di grandi sedie argentee, che luccicavano all'orizzonte, abbastanza distanti l'una dall'altra e disposte con assoluta regolarità. Al centro dell'arena vi era una grande terrazza rialzata, a base pentagonale, coperta da una cupola d'oro. Quest'ultima era sostenuta da cinque sottili colonne, assai slanciate e di color vermiglio, poste negli angoli. Gli spigoli della struttura muraria sottostante erano anch'essi tinti del medesimo rosso, tanto che dalle tribune sembravano dei veri e propri pilastri, posti alla base delle colonne e formanti con esse un doppio ordine. Nel mezzo della terrazza rialzata vi erano cinque maestosi troni, costruiti con lo stesso oro della cupola e decorati con pietre preziose di diverse tonalità, ciascuno rivolto a uno dei lati del pentagono. Daniel e Jake riuscivano a vederli abbastanza bene dalla loro postazione e ne rimasero subito meravigliati. «Mai vista una costruzione del genere nel West Highland!» esclamò attonito il giovane Reid, armandosi della consapevolezza di essere lontano da casa. «Non credo ai miei occhi, ma potremmo essere in Italia. Questo non può essere che un anfiteatro romano» rispose Daniel. «Tirato a nuovo però!» lo interruppe l'amico. «Già...».

 «Daniel, guarda laggiù! Le sedie luccicano come stelle... E non sono vuote... Non siamo soli!» aggiunse Jacob, notando che i posti a sedere sugli spalti erano praticamente tutti occupati. «Che vista da falco, non ti smentisci proprio mai» disse allora Daniel. E poi «Andiamo a vedere Jake, dai, corriamo!». Man mano che si avvicinavano alle gradinate si resero conto che ognuna di quelle sedie era occupata da un ragazzo o da una ragazza, che dovevano avere all'incirca la loro età. «Davvero incredibile, saranno un migliaio!» esclamò Daniel, facendo rapidamente ruotare il proprio sguardo a trecentosessanta gradi. «Ehm... ci sono due posti liberi da quella parte...» aggiunse l'amico. «Sai che non credo alle coincidenze Jake. Quelle sedie sono per noi due. Corriamo!». «D'accordo, ti seguo». «Da quando tutto questo coraggio?». «Ho alternative?!». I due continuarono a parlottare, anche dopo aver decisamente accelerato il passo. E in un battibaleno furono alle scalinate. Le risalirono, non senza faticare, sebbene fossero due sportivi, arrivando a destinazione col fiatone. Si accorsero che tutti i ragazzi già seduti erano praticamente immobili, con lo sguardo rivolto alla cupola dorata, quasi ne fossero ipnotizzati. Nessuno sembrò avvedersi del loro arrivo. Era tutto davvero molto strano. «Non è che sono tutti degli Zombie vero?» chiese Jake, visibilmente preoccupato. «Non esistono gli Zombie!» rispose Daniel. «Già, ma nemmeno i cavalli alati dovrebbero esistere...» continuò allora l'amico. Non appena ebbe finito di pronunciare queste parole, Jake alzò gli occhi, quasi potesse ottenere qualche risposta dal cielo, il cui azzurro, vivo e lucente, si specchiò così nelle sue iridi color ghiaccio. Proprio in quel momento il silenzio fu rotto dal sopraggiungere di un rumore molto forte, proveniente dal centro dell'anfiteatro. Solo Daniel e Jake si voltarono per guardare che cosa stesse accadendo, mentre tutti gli altri sembravano essere totalmente indifferenti anche a un tal frastuono. Tramite lo scorrimento di alcune enormi lastre marmoree, si spalancarono cinque ampie aperture nel pavimento dell'arena, ciascuna delle quali in contiguità con uno dei muri della struttura pentagonale. Il processo, da cui evidentemente scaturiva il rumore, si concluse dopo pochi minuti, ma il ritorno della quiete non durò altrettanto a lungo. Fu infatti nuovamente rotto, allorché da queste porte uscirono, uno dopo l'altro, tantissimi cavalli bianchi, che si disposero tutt'attorno, occupando una buona parte dell'arena. «Così entravano le belve feroci nel Colosseo!» esclamò Daniel, a cui venero in mente le numerose descrizioni che aveva letto riguardo ai combattimenti tra uomini e leoni, tanto brutali quanto amati dagli antichi Romani. «Questi sono cavalli normalissimi però, non hanno le ali!» esclamò invece Jacob, richiamando l'attenzione di Daniel su tal particolare, che gli pareva importante. «Forse quelle ali d'argento le abbiamo davvero soltanto sognate...» continuò, notando che le sue parole avevano particolarmente colpito l'amico, risvegliandolo dai sogni a occhi aperti riguardanti l'Impero Romano. «Hai ragione Jake, è strano che non abbiano le ali» disse Daniel, mettendosi una mano sulla fronte. «Beh, è strano che quelli di prima le avessero, non che questi non le abbiano!» ribatté Jacob, evidenziando il paradosso delle parole appena pronunciate dal giovane Dyler. «Forse hai ragione, ma non so quanto valga un ragionamento razionale come il tuo in un contesto irrazionale come questo» concluse Daniel. 

 Avvicinandosi ulteriormente alle due sedie vuote crebbe in Daniel e Jacob il desiderio di raggiungerle e occuparle, come avevano fatto tutti gli altri ragazzi. «Chissà cosa si prova a diventare uno Zombie!» esclamò il primo, ironizzando su quanto si era detto precedentemente. «Irrazionalità, l'hai detto tu... Quindi possono esistere anche gli Zombie!» ribadì Jake, rigirando abilmente la frittata, in modo da far notare a Daniel che, poco prima, si era contraddetto. «In ogni caso dobbiamo fare qualcosa. E l'unica cosa che possiamo fare è sederci» continuò. A questo punto non fu certo Daniel a opporsi ed entrambi si affrettarono a occupare i due posti vacanti. Una volta che furono seduti provarono una del tutto innaturale sensazione di sollievo, quasi fossero sotto l'effetto di un sedativo, e non riuscirono più a staccare il loro sguardo dalla cupola dorata, proprio come doveva essere accaduto a tutti gli altri.

 A un tratto al di sotto della cupola qualcosa si mosse. Uno dopo l'altro fecero capolino sulla terrazza, attraverso una piccola scala a chiocciola posta esattamente al centro di essa, dietro agli schienali dei grandi troni, cinque uomini, non più giovanissimi, indossanti delle lunghe toghe, ciascuno di un colore diverso. Questi occuparono i cinque seggi, senza tuttavia destare troppo nell'occhio dei ragazzi sugli spalti, ancora imbambolati dalla lucentezza della cupola. Dopo qualche minuto, tuttavia, uno di loro, che doveva essere il più anziano, all'incirca sulla settantina, e aveva il volto molto scavato, la pelle olivastra e i capelli ancora perfettamente corvini, che fuoriuscivano da un turbante, rosso porpora, così come la veste indossata, iniziò a parlare: «Buon giorno a voi, giovani di Gea, benvenuti a Zerya!». La sua voce si sentiva forte e chiara in tutto l'anfiteatro e le sue parole innescarono due fenomeni decisamente bizzarri. Innanzitutto la cupola smise di luccicare, diventando opaca, quasi bronzea, e così anche di attirare l'attenzione degli spettatori. Da quel momento tutti gli sguardi si poterono concentrare sui nuovi arrivati, occupanti i cinque troni. Contemporaneamente proprio queste grandi sedie auree, dai lunghi schienali, cominciarono a muoversi, molto lentamente, descrivendo una sorta di orbita attorno alla tromba delle scale. Erano infatti poste su di un piano rotante, in modo che da ciascun trono, compiendo un giro, si potesse aver vista su tutte le tribune dell'anfiteatro. Tra lo stupore di tutti quanti, Daniel e Jake compresi, quello strano individuo, dal tono di voce molto grave, che ne risaltava la solennità, continuò il suo discorso: «Zerya è la prima delle città delle Terre di Mito, il Mondo In cui Tutto Originò, molto lontano dal vostro pianeta, dai vostri paesi, dalle vostre case, ma allo stesso tempo molto vicino a tutti voi, cari ragazzi di Gea, perché un'unica sorte ci unisce, sin dal principio di tutte le cose...». 

(M.T.)

martedì 7 agosto 2012

Flussi di pensiero I


23 luglio.

Flussi e riflussi di pensiero. Un lunedì nero attraversa la strada. Che sfiga. Sale lo spread, crolla la borsa. Ma l'UDC non cessa ancora d'esistere. Che casini. Intanto Balotelli spende e spande a Ibiza, accrescendo il PIL della Spagna. Alonso vince in Germania, Montezemolo esulta ma non si candida. Un lampo di fortuna. Monti si abbandona alla vodka nel lettone di Putin. Non c'è più niente da fare. Tre mesi di stop per Caceres e i mercati non si fidano di Lucio. Conte chiede rinforzi, ma il PSG nega gli Eurobond. Hollande sorride, sembra scemo, ma sembra anche non esserlo. Altro lampo di buona sorte. La Merkel ha mangiato troppa torta, lo sanno tutti. Siamo all'indigestione. Servirebbe coraggio. E invece si ammazza chi va a vedere Batman sognando il suo ritorno. Se questo è un uomo. Se questo fosse almeno un pipistrello. Se solo la Bindi conoscesse le tinte di Joachim Loew. Se solo in tanti fossimo men belli, ma più intelligenti della Bindi. Se solo il PSG si comprasse anche il Papa. Se solo i nostri sogni fossero diversi da quelli di Ibra. Senza ma e senza se. Ma scriviamoci, amiamoci, sorridiamoci, è già quasi martedì. E i cani potranno viaggiare in business class. Tutti gli animali sono uguali, nessun animale è più uguale degli altri, considerando l'epidemia di maiali che sta travolgendo la classe dirigente. Saluti James. Neuroni in libertà. Parole. Maschera di follia. E io rido.

31 luglio.

Flussi di pensiero. Olimpiadi 2012, per i Maya sono le ultime. E la Grecia, che le ha inventate, c'è ma non c'è. Perché la Dracma è una merda e Alba Dorata anche. Era il 776 prima della presunta venuta di Cristo, era l'orgoglio delle città figlie di Zeus, nasceva lo sport, mentre nasceva anche l'Occidente. Si vinceva l'onore, ma anche il denaro non era disprezzato. L'uomo. Se solo Serse avesse capito che per vincere gli sarebbe bastato comprare una squadra scarsa e trasformarla in un dream team, insomma nella squadra del cuore di Ibra, anziché provare a corrompere i sacerdoti spartani, mandare a morte Leonida e fare impazzire le ragazzine e non solo per gli addominali di quei 300 martiri (per la giustizia sportiva 298, ma 300 sul campo ndr). Lo sport vince anche sulla corruzione, perlomeno in età preromana. Già, perché i Latini inventarono le leggi e con esse i modi per eluderle. Made in Italy. Già, perché con la partecipazione di Nerone ai Giochi del 67 d.C., in molti già scommettevano, più o meno lecitamente, su una sua vittoria. Furono deferiti Tigellino per illecito sportivo e Ponzio Pilato, post mortem, per omessa denuncia. Già si avvertivano anche fenomeni di razzismo. Ma anche questo è l'uomo. Ai Barbari era vietato partecipare. Nei pressi di Londra, purtroppo, stentava ad affermarsi il Neolitico, mentre la cancelliera tedesca allora era poco più di un capo tribù alla guida di una banda di predoni che solevano approfittare delle debolezze dell'Impero Romano, per operare razzie d'ogni tipo. Corsi e ricorsi. Legioni e legioni per frenarne l'avanzata, sarebbe servito un esercito di Draghi. E la penisola, il centro del mondo, vanamente protetta dai suoi Monti. Nerone propose il matrimonio gay, anticipando peraltro la prevedibile reazione dell'Osservatore Romano con una persecuzione preventiva. Ma un giovane democristiano vinse la corsa a ostacoli, si faceva chiamare il Divo Giulio, proprio come Cesare, e giurava che sarebbe sopravvissuto fino alla fine del mondo, appunto nel 2012, alla vigilia delle elezioni in cui avrebbe dovuto vincere il Partito Democratico, come narrato nell'Apocalisse. L'imperatore vinse tutte le altre gare. E festeggiò, forse esagerando con i fuochi artificiali. Non sapeva che presto sarebbe caduto vittima di una congiura dei pretoriani, a causa della mancanza d'un'intesa sulla legge elettorale. Non sapeva che un giorno le Olimpiadi sarebbero state vietate dai Cristiani, in quanto segno di ignobile idolatria. Teodosio. Flussi di potere. Potere temporale della Chiesa. Medioevo. Cassano. Rosy Bindi. Sceicchi del PSG. Londra 2012. Popoli che leniscono la propria fame ammirando gli atleti, belli, ricchi e vincenti. Non c'è più nemmeno il razzismo, Balotelli avrà un figlio dalla Fico. Alla faccia di Catone. Tutto questo non lo si sapeva, molto altro ancora non lo si sa. Ma anche ai Giochi 2012, per Giove, all'Italia andrà l'oro nell'uso della spada, indelebile traccia del potere universale che ebbero le nostre legioni. Con i vostri Giochi, oh Elleni, e con le nostre spade, così inizio l'Europa...

7 agosto. 

Il mese di Augusto, il caldo del Re Sole, la fine prematura di Europa. Like a Bolt from the blue. Eccoci a 100 metri dalla fine di un sogno. La marcia olimpica di un Italiano col cognome austro-ungarico, la maratona di un professore di economia e austerità, entrambi alla disperata ricerca dell'oro. Non importa se si sia trattato di EPO, FMI, BCE, LSD, USA, ETC... WTF! Dare le sigle, per non dare i numeri. Giovane Europa, ti rapì Zeus vestito da toro, sei uccisa dal bue castrato di Wall Street, dai Tory e dagli amanti della corrida. Vacche magre. Se poi ci aggiungiamo che VITELIU, terra dei vitelli, fu il primo nome dell'Italia, oltretutto geograficamente riferito alla Calabria, beh, a qualcuno andrà di traverso l'acqua del Po, a qualcun altro i diamanti stretti al palato dopo il bacio dell'anello del boss, o del divo, del calciatore, della moglie del facoltoso amministratore delegato, liquidato con una somma maggiore della perdita accumulata dal suo esercizio. La terra dei cachi. La terra dei crauti. Come poteva durare un matrimonio che la storia insegna non s'aveva da fare?! Ecco perché forse avevano ragione gli antichi. Torniamo sul Mediterraneo. Sole, cuore, amore. Le tette di Sabrina Salerno e la Primavera Araba. L'asse tra Roma e Costantinopoli, passando per Atene e senza dimenticarsi di Lloret de Mar. Un nuovo Impero sullo stesso mare. Red e Toby, Egitto e Israele. Si può fare. Yes we can. It was the myth before the Mitt. Goodbye Barack, è stato bello. Come fu bello con Jim Carter e poi suo figlio Nick. BSB. As long as you love me. BTP. As long as you fall down. Forse aveva ragione quel comico genovese con una certa passione per la politica: "Anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti". Vedere una cravatta mi fa vomitare. Vedere l'energia che si spreca per non far sudare i pinguini in doppiopetto mi fa pure piangere. Vedere un pezzo di Groenlandia grande come la Gran Bretagna che si stacca e affonda mi fa pensare che in fondo il crollo dell'Euro non è che un ghiacciolo al limone. Nel mese di agosto. Sbrighiamoci, arriva San Lorenzo. Stelle cadenti, da una bandiera blu. O da una maglia bianconera. Desideri da esprimere. Un posto di lavoro. Matteo Renzi. Il top player. Il tutto al suono di una Lira... 

(M.T.)

giovedì 2 agosto 2012

Campo di grano

Poche righe
e forse mille disgrazie
io nel campo lucente di spighe
scrivo, per dirti grazie.

A te, che nella mia distesa di grano
provi a guardare lontano,
a te, che non hai paura
di quei neri corvi sulla tua avventura.

Vedo anch'io distorta
d'una camera vuota la realtà,
senza futuro, quasi morta,

ma schiavo dello specchio
il senno mio mai si priverà
per te d'un orecchio.

Mai dovrai pianger degli spari,
ma ti spegnerai nei miei colori avari

che sbiadiscono al sol leone,
nel breve tempo dell'impressione.

(D.D.)