giovedì 1 agosto 2013

Orfeo

Figlio di un re semi-barbaro e della musa Calliope, non ebbe paura di gettare nel più incredibile scompiglio l'intero ordine cosmico, armato di musica e parole. Le sue rime, le melodie della cetra, una voce delicata, quasi bianca... Purezza e allegria, voglia di vivere e di sognare di fronte a ogni piccolo aspetto del mondo, anche il più diverso. Tutto ciò non poteva che sbattere contro un sistema fatto di desideri spezzati, rinunce, abbandoni, servitù... e infine morte. 

Orfeo trasgredì, Orfeo si mise a combattere, Orfeo aveva capito quanta forza gli potesse dare l'arte. Apollo, forse l'unico Dio con un cuore un po' umano, cercò di proteggerlo, di moderare l'ira ultraterrena contro il più grande poeta di tutti i tempi, reali o mitici, onirici o vissuti a occhi aperti. Ma l'invidia degli Dei nei confronti dell'arte dei mortali era la cosa più eterna che avessero. E Orfeo era troppo felice, troppo. Ecco allora che una serpe morsicò fatalmente la sua Euridice, spedendola nell'Ade. 

Fragile Euridice, bella per una sola stagione, ergo bella per sempre. Orfeo la cantava, era un amore che superava ogni potere divino, tanto da far muovere e commuovere persino gli alberi e le pietre. E il canto non s'arrestò, come non si dovrebbe mai arrestare un'azione giusta di fronte a un ordine sbagliato. Il poeta riuscì nell'impresa di convincere il Dio dei morti, ma non in quella di tenere a bada sé stesso. Euridice avrebbe potuto tornare in vita, privilegio raro per una fragile essenza umana. 

Vivere due volte, ci sembra così impossibile! E così fu, perché in fondo il Signore delle tenebre lo sapeva bene che andava affidando la sorte di una giovane donna nient'altro che a un giovane uomo. La giovinezza è tutto e niente, è un mosaico di dubbi, preoccupazioni, tempeste emotive, in cui domina il colore rosso, non dell'amore, ma dell'errore. Orfeo avrebbe sbagliato, Ade ne era certo. 

E Orfeo sbagliò, forse d'istinto, forse sulla base di una lucida presa di posizione. Distratto oppure egoista? Non lo sapremo mai, ma lui si voltò e ruppe il patto, perdendola per sempre. Essere troppo premurosi a volte uccide, così come ammazza il pensare solo e soltanto a sé stessi. E ci si accorge del valore di ciò che perdiamo solo quando l'abbiamo già perduto. Nemmeno il canto di Orfeo può darci una seconda possibilità, perché, come dimostra questa storia, sarebbe una chance inutile, falliremmo miseramente, proprio come Orfeo. 

Senza Euridice divenne il cantore della solitudine, della malinconia, di tutto ciò che è incompiuto. Inventò un altro genere musicale, intonando il suo  pianto eterno. L'emotività di Orfeo fu pari a quella che tempo prima era solito suscitare parlando d'amore e per questo motivo non cessò affatto di far innamorare. Donne, uomini, rocce e cespugli, tutti insieme a piangere accanto a Orfeo, ad accarezzare le sue gote umide di lacrime e di rugiada, finendo per desiderare la sua bellezza, la sua arte, il suo cuore. 

Ma il poeta non volle più alcuna donna al suo fianco, perché Euridice doveva rimanere unica e perché nessuna doveva azzardarsi a spezzare il suo pianto. Già, il pianto. Senza Euridice era il pianto a renderlo poeta e lui non voleva certo abbandonare la sua cetra. Si dice che amò molti uomini e che per questo finì per morire ammazzato, per mano delle Baccanti di Tracia. Lo fecero a pezzi, furenti contro l'uomo che osava annebbiare la seduzione femminile, dimostrando che in fondo l'arte può confondere tutto, persino quelle che crediamo essere le regole della Natura, degli Dei, del mondo. 

Ora passeggia nell'Ade, come i tanti spiriti  del passato, anonimi e dimentichi, senza presente e senza futuro. Orfeo è morto e nessuna cetra può riportare indietro i morti, ce lo ha insegnato lui stesso. Ma la ricerca di Orfeo sopravvive. Vive in chi scrive, in chi dipinge, in chi pensa. Vive in chi per l'arte, per un amore o per la convinzione che un'idea sia giusta non ha paura di affrontare ogni ostacolo, divino o umano che sia. 

Al mondo moderno, dei pragmatismi e delle economie, manca molto un eroe come Orfeo, spregiudicato e maledetto, ma in grado di mettere a tacere tutti, generando stupore, nient'altro che stupore. Sarete amati, sarete odiati, ma non sarete mai indifferenti se sarete in grado di stupire con la vostra arte, alla ricerca di Orfeo!

(D.D.)

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