giovedì 20 dicembre 2012

Sogno di un giorno di metà autunno





C’era una volta un ragazzo che racchiudeva la propria normalità nello scrigno dei sogni d’un bambino e delle incognite di un adulto. Capiva di non capire, sapeva di non sapere. Era stato educato a provare tutto ciò. Sentiva la fame di Paride così come la sete di Ulisse, anche e soprattutto perché non era nato a Ilio e nemmeno a Itaca, bensì in una terra lontana, sfiorata appena dal bacio millenario delle grandi civiltà antiche: le dolci e amare Alpi dei Reti, custodi delle più segrete emozioni della neve, della spiritualità delle aride rocce e dell’indiscussa rettitudine degli abeti.

Figlio di impervie e amene valli, aveva imparato dalle acque dei torrenti, nate lassù, tanto vicino alle stelle da poterle accarezzare, che tuttavia allargano sempre più i loro orizzonti, coccolate dai versanti e dai ricordi, sino a scorrere via, verso la pianura, a cercare il lago, il mare, l’uomo. Queste chiare e fresche acque non dimenticheranno certo la propria Itaca, ben ferma in una via del ritorno naturalmente tracciata dai salmoni. Ma cercheranno sempre un qualcosa di infinito, si asciugheranno nel viaggio bagnando gli incroci di sguardi.

Fu così che quel ragazzo, appresa la voglia di ammirare il mondo e consapevole di non voler frenare l’armonia del proprio flusso, si trovò quasi per caso a pochi metri dall’equatore. Così pensava, perché non aveva idea di cosa fossero le distanze. Così sbagliava, perché non aveva mai dato retta agli ammonimenti del mappamondo, nel tempo in cui le opinioni più sagge sono quelle apparentemente mute. Non era poi troppo lontano quando scoprì la Calabria, non senza qualche ateo timore nei confronti del caso. L’autunno era ormai inoltrato, pochi giorni dopo le idi di ottobre, nell’emisfero boreale come in una civiltà moderna tacitamente disillusa, ma comunque alla ricerca di un’estate di San Martino: non si erano mai conosciute delle primavere che non fossero precedute da un inverno! 

Della Calabria sapeva ben poco, gli pareva dispersa da millenni e relegata ai libri di una storia che ancora parlava il greco. La sentiva nominare di tanto in tanto, ma non era che cronaca nera. E il ragazzo aveva troppa paura per ascoltare attentamente le brutte notizie. Terra dei vitelli, Italia per prima, metà Africa e metà Europa, come la cantava Rino, sconosciuta protagonista di “Ad esempio a me piace il Sud”. Canzone immobile, malata, condannata a una vita che è peggio della morte. Spesso ciò che si dice diventa più vero di ciò che è, spesso l’uomo non distingue più la realtà dalla messa in scena. E così era stato. Ed era quasi finito lo Stato. Per volere di Omero, chiunque egli sia, molte sono le Sirene da smascherare lungo il cammino di ognuno di noi.

“Cosenza, incantevole dama, che profumi di Mediterraneo e ti vesti di una leggiadra nobiltà senza tempo, con questi occhi di lucente sincerità voglio chiederti perdono! Infami messi giunsero al mio castello, colmi di menzogne, a scaldar di paura una mente che da sempre lottava contro il freddo. Dissero che oltre l’orizzonte visibile si nascondevano gli orrori del mondo, che non era saggio, per un giovane principe, avventurarsi al di fuori dalle mura. Sirene, vili sirene. 

Ma ora sorrido, perché ti ho guardata nelle pupille, profonde come il tuo passato e contornate dalla limpidezza delle tue fontane. M’inchino ai dettagli del tuo viso di signora, con qualche sublime ruga di antichità immersa nella vitalità di un’anima ancora immensamente giovane. 

Vicoli, giardini, palazzi… E poi scendo lungo un corpo dannatamente puro, scorrendo attraverso la grande arteria in cui si muove incessante la tua linfa vitale. Ragazzi uguali a me, madri con le premure che avrebbe la mia, anziani con le stesse valigie già pronte per il medesimo ultimo viaggio, nipotini egualmente incoscienti, incapaci di dare un valore a quel tempo di affetti che rapido fugge. I passanti nascondono le persone. 

Spesso ci limitiamo a conoscere l’involucro esterno dell’essenza, ma per fortuna, mia cara compagna di viaggio, non ti sei limitata a mostrarmi le tue vesti! Ho avuto il privilegio di conoscere, oltre ai luoghi, anche le anime di questi colli, di queste valli, di questa terra, fino alla dimensione più intima e profonda. La casa, la famiglia, l’amicizia e l’amore. Potrebbero sembrare delle banalità, se non provenissero da queste mie labbra, che oggi hanno assaggiato il mondo. E oltre le parole andranno i pensieri, le azioni, i desideri. Nel mio futuro vorrei una figlia con la tua grazia e il perché te lo spiego con l’arte: non saprei più guardare un De Chirico senza pensare a te, incantevole dama, vicina Cosenza”.

Era il 18 ottobre del 2012, è il ricordo del sogno di un giorno di metà autunno...

(M.T.)


IMMAGINE: Aria di sogno - Grazia Aimo 

mercoledì 19 dicembre 2012

Web 2.0, una frontiera per il museo del terzo millennio



Tutto l'entusiasmo di un ragazzo che studia la comunicazione attraverso i nuovi media e sogna di sfruttare il mondo del web 2.0 per fare, trasmettere e ricevere cultura, racchiuso in un breve elaborato scritto...


Sponsorizzato da Daniel Dyler!

martedì 18 dicembre 2012

Il pianto della Libertà

Silente piange
i suoi figli, ha pietà
e nei fucili vermigli s'affrange
la Libertà.

Guarda il mare
cercando una Parigi lontana,
oh sorella Europa, ti chiama
per farsi salvare!

Armi, terrestre inferno
di ferite finestre, mentre ai più forti
s'inchina il governo.

Catene di bambini, bianco coro
di fragili destini, già morti
per man d'un sistema affamato d'oro.

Mercato di pistole, sei senza perdono!
Il malato sogno sveglio abbandono.

(D.D.)


sabato 8 dicembre 2012

L'Alieno


Tutte le donne riunite in congresso
per uno sciopero, astute, del sesso,
ch'un'altra Lisistrata avea proposto,
dal nome d'Europa, 'sì alto e tosto.

E senza più amiche e pastiglie blu
allor bandiera alzò il Presidente,
sta volta la bianca del perdente,
al grido d'un canto intonante "Mai più!".

Ebbe quindi fioca solenne investitura
la più antica forma di Dittatura,
profumato ossimoro di speranza
nella malata Democrazia in vacanza.

Al Presidente concessero l'erezione
non d'una statua, precisazione,
poichè alle fanciulle d'ogni Nazione
fu dato accesso al suo lettone.

E a ciò s'aggiunga pur l'emozione
del più amato orgasmo, la prescrizione
da ogni reato o cattiva amicizia:
soave sgualdrina la cara Giustizia!

Ma in tempi di magre ammiccanti vacche,
sian metaforiche o ai ministeri,
li compromessi son aspri doveri
e san di ciliegie pure le bacche.

Fu così che tetro l'alien Dittatore
d'un grave paziente si fece dottore,
pur non potendo levare un dito
sul responsabile, quel pervertito.

Dovette tenere in considerazione
anche quei Tristi dell'opposizione,
concesse loro un bell'attimo eterno
i perdenti di sempre portando al governo.

E questi non n'ebbero d'esitazioni,
poi ch'essere eletti senza elezioni
più che il trionfo del sogno
era per gl'inetti vinti un bisogno.

Moltiplicando le forze tra loro
di quest'uomini affamati d'oro
provò a generar qualche più l'Alieno,
saggio del prodotto tra due meno.

Sembrava tornare un'Italia sensata,
sol pochi folli l'avrebber sfidata,
forse ingenui, forse stolti,
nel diffidar da li uomini colti.

Fu certo acqua su quel ch'ancor brucia
il Dittator ch'ottenne la fiducia
da questi soldati, avidi Pretoriani,
e dalle bambole e pure dai nani.

Era lungo ma breve il cammino
e non avea alcun poter divino
nella voce marziana il pacato Docente,
Pastor d'un Gregge non vedente.

Cantavo l'Alieno, l'Alieno illuminato,
cui una folle missione assegnava il fato,
chiamasi fine d'insulsa agonia
oppure new deal d'un'infranta magia.

Non so dir se m'ha salvato o deluso,
non so se ringrazio o se accuso,
oggi credendo ancor nell'umano
e provando a guardare lontano.

Mi ricordo di quando fu la cultura
a fare di Roma la Padrona sicura
di quel nostro vincente mondo passato
che mai andrebbe dimenticato.

Ancor c'è chi ruba o s'incolla
a una sedia e poi scuote la folla,
ancor s'ode il pianto delle anime stanche,
mentre si gusta il caviale nelle banche.

S'infrange la satira nella realtà
e ci si chiede distratti cosa sarà
di questo Paese senza l'Alieno
e dinnanzi a un voto di vuoto ben pieno.

(D.D.)


mercoledì 5 dicembre 2012

Ventotto autunni

Si rompe la notte più amena
in un buio ch'è ratto di sogni
e ricordo quei vaghi cicogni
d'Alsazia. E Cristina D'Avena.

E un giorno mi sveglio e m'accogo
dell'Addio di Guccini,
ch'udito sin da li occhi miei bambini
or tramonta. E io ancora sorgo.

Non so se t'ho accanto davvero,
oh Dio dell'amore a cui dono il castello
del mio cuore! Ma sono il bello,
non invecchio nel canto del mistero.

Ho imparato le più atee preghiere,
temo l'Africa ch'uccise Rimbaud
e un inglese che so I don't know.
Ma oggi scrivo di rime sincere.

Del caso non mi sento il figlio,
devo tutto alla vera famiglia
che m'ha dato l'Oceano in conchiglia.
E guidato d'abbracci di miglio in miglio.

M'affligon le vostre rughe,
oh eterni compagni d'onirico viaggio,
or maestri d'umano coraggio
sulla via delle più amare fughe!

Arrivo in dicembre a ventotto autunni,
con qualche fiore in tasca
e guardando il domani in burrasca
d'un'antica Italia straziata dagli Unni.

Legato agli affetti, alle persone,
vivo a dipinger la nostra emozione,
senza la forza di vincer la morte.
Maschera di sorriso, schiavo della sorte.

Ma fin che le notti saran belle
uscirò a sognar le stelle!

(D.D.)

    
       
 

domenica 2 dicembre 2012

Al tavolo del pub


Un maglione di lana,
il calore vermiglio
d'un sangue che ama,
il dono ad un figlio.

La maglietta scollata,
con la timida pelle
che sbircia stregata
la poesia 'sì ribelle.

Delle stelle capisci il mistero,
ch'al collo sfavilla nel vivo
dell'unico argento ch'è vero.

L'artico azzurro di sbieco
dell'intenso sguardo furtivo
si bagna estivo nel mar greco.

Colori sfacciati, salati cuori,
per baci sfiorati e sognati fiori.

(D.D.)


lunedì 26 novembre 2012

Mani sul mondo


Mani sul mondo,
miracolo della geografia
nei continenti che per magia
del sogno dipingon lo sfondo.

M'accarezzano i mari
e la notte riscaldo i deserti,
col cuore gl'inerti
umani sospingo 'sì ignari.

Al vento leggero
alzate le timide vele,
da li aspri oceani, al Bosforo, al Nero!

Guardo il globo, lo giro,
col cuore nel miele
e quegli occhi zaffiro

che mi salvan dal male
riflessi nel bracciale.

(D.D.)


mercoledì 21 novembre 2012

Error di battitura


Error di battitura,
qual digital sventura
e tedio per l'ispirato
ch'ebbro d'idee il tasto ha sbagliato!

C'era una volta il calamaio
a impaurir le sudate carte,
or si vive più agiato guaio
e sorride al nuovo l'antica arte.

Li occhi strema lo schermo,
per cui va Hermes messaggero,
ch'innalza all'Olimpo l'umano sermo.

Della mancina rinasce l'orgoglio
nel complice tatto fiero
di quel ch'un tempo fu foglio.

Mi scusino l'amati uditori
se l'impulsi del sogno si fan traditori!

(D.D.)


venerdì 16 novembre 2012

Vola questo treno


Vola questo treno
sotterraneo, come un sole
ch'accarezza le suole
nel tremore del terreno.

Buio come la luce
per le molte anime ignote,
 in cerca di sedie vuote,
ch'al lavor sempre conduce!

Tanta bellezza, diversità:
son curioso, apprezzo, sorrido,
com'un rondinin fuor dal nido
ch'è sicuro, volerà!

Ecco il nostro amore
a pulsar vita nel quotidiano
di questa o quella Milano,
perchè la rosa è ovunque fiore.

I tuoi occhi vegliano attenti
sul mio esister prezioso,
oh amato sguardo gioioso
dal sospiro aggrappato ai denti!

(D.D.)



lunedì 12 novembre 2012

Sonetto al sorriso d'inetto

Frammento di futuro
nello sguardo amico di un cane
per le folli mie brame più sane:
non mento, lo giuro.

Goffe mani sulla tastiera
ammirano i suoni di carta:
pria ch'il diurno senno diparta
affermerei ch'è cosa vera.

Sonetto al sorriso d'inetto
che vive per contraddire
ogni sé stesso creduto perfetto.

Inno al paradosso,
'sì tanto ardente su le pire
dei pregiudizi che ho rimosso.

T'aspetta d'amar l'inatteso
dettaglio umano che t'avea arreso!

(D.D.)



giovedì 8 novembre 2012

La finestra più alta



Anche se a volte abitare all’ultimo piano dell’antica torre può suscitare una certa malinconica inquietudine, quando ci si affaccia alla finestra più alta e si ammirano le meraviglie dell’orizzonte oltre le mura della città ci si sente immensamente liberi.

La prospettiva sull’infinita pianura ricorda un dipinto di Caspar David Friedrich, con una Natura assoluta protagonista della totalità delle cose, padrona di ogni dettaglio. Uno sguardo attento e appassionato consente tuttavia di scovare anche l’Umano, fosse anche solo un minuscolo puntino, un leggero tocco del pennello sulla tela. 

A quel punto vorremmo poter gridare a quel frammento di vita, sporgendoci dal davanzale senza alcuna vertigine, che forse ha motivo per non sentirsi solo, nel suo coraggioso viaggio di esplorazione dell’ignoto.

L’arte, o meglio la creatività umana nella sua pienezza, è proprio quel piccolo grande uomo. E, nonostante tutte le difficoltà di questa sorta di età tardomoderna in cui viviamo il nostro presente, siamo sicuri che questa figura apparentemente sperduta non sia abbandonata a sé stessa.

(M.T.)


Parole libere, per presentare un'iniziativa coraggiosa e che merita la più sincera stima... Il blogzine http://www.extramoeniart.it che, come la cicala di Rodari, regala un canto d'arte, nella convinzione che la creatività sia uno dei valori più veri dell'uomo e nel segno di un'innovazione inseguita innovando... 






lunedì 5 novembre 2012

Toccando il profumato tepore della fantasia



Gli occhi chiusi, un sipario precario sui grigi abusi d'un mondo schiavo del tempo, ignavo sfondo del lento cammino perso verso un destino.

Evasione, quando il quotidiano è prigione, perché lo sguardo del cuore in un traguardo lontano, oltre l'avventura, nell'oscuro futuro di paura muore.

Ed ecco il calore emanato da un verde manto, in un consumato pomeriggio estivo: un viaggio nel vivo dell'incanto. Ed ecco l'amore, lì accanto, dove la mano si perde in una mano e la carezza accompagna la brezza della campagna: non piove.

La schiena è sull'erba, il volto verso il cielo, immerso nell'acerba piena di quell'infinito velo, il confine dell'umana sorte: morte arcana alla fine, ma molto prima condiviso sorriso di bellezza, dolcezza in rima.

L'ombra di un albero, allungata dalla sera, non sembra svegliare i corpi sognanti degli amanti, forti davvero, nell'essenza profumata della presenza solare. Oh bruto inverno, va' muto all'Inferno!  

Si scambiano il respiro le labbra ardenti, si nutrono del sogno, ricamano il bisogno d'un abracadabra tra i denti, s'inducono al raggiro dell'amara realtà, se di felicità è avara.

Amando l'inaspettato stupore della magia, toccando il profumato tepore della fantasia...

(D.D.)



giovedì 1 novembre 2012

Centesimo cinguettio (Sonetto a Twitter)


Centesimo cinguettio,
di questo sogno mio
nell'avanguardia dello stormo
in cui pian la voce formo.

Celebrazione tardomoderna,
ch'è precaria armonia
su la smarrita antica via
del domani che si governa.

Tutto sfugge, caro Eraclìto,
mentre piange il poeta,
muto profeta e mito sbiadito.

S'inventa ogni giorno
un'essenza segreta
perch'il canto s'oda intorno.

Ma sorride all'evo venturo,
bello di luce nel tempo 'sì scuro.

(D.D)


mercoledì 31 ottobre 2012

Magie di Halloween



 Ebbene sì, Halloween è giunta e i bambini di tutto il mondo si preparano a festeggiare le streghe armati di zucche e denti da vampiro. Ma i dolcetti o scherzetti più intriganti li regala ancora una volta la politica, a partire da Mitt Romney, che terrorizza gli Americani parlando del più pericoloso obiettivo militare dell'Iran: l'ardito desiderio di uno sbocco al mare. Già, forse perché il saggio candidato repubblicano (volendo sprecare gli ossimori ndr) considera il Caspio geomorfologicamente un lago ed è convinto che l'Oceano Indiano sia ormai ben poca cosa, rinchiuso in qualche riserva a giocare con arco e freccia e destinato all'estinzione. Oppure più semplicemente il papabile presidente USA è stato ingannato, durante la propria ricognizione aerea sopra il Medio Oriente, dall'inaspettata impossibilità di aprire l'oblò, per guardare meglio il panorama ed evitare di "annoiarsi un po'". Storie d'oltreoceano, la cui eco giunge tuttavia in Europa, in quanto l'Unione ha deciso di allertare il Corridoio Polacco, in caso il geografo Mitt, vinte le elezioni, decidesse di attaccare la Siria. La competizione elettorale invade peraltro i boschi di Twilight, dove ancora ci si chiede se Bella la darà (la preferenza ndr) al democratico Jacob o al repubblicano Edward. La decisione di questa ragazzina, il cui volto annoiato, viziato e da "quattro schiaffi che non farebbero male" ben incarna quello dell'elettore indeciso medio, finirà per pesare sul voto dell'Ohio. A proposito di voti: nel frattempo Harry Potter ha finalmente ritrovato quelli di Al Gore, nella Camera dei Segreti, dove li aveva spietatamente rinchiusi Tu Sai W. Chi nell'ormai lontano 2000. Pare che il Ministero della Magia stia pensando di reagire al fattaccio nominando un nuovo preside ad Hogwarts, l'ormai quasi ex premier italiano Mario Monti. In uscita dal Bel Paese, lo stimato mago, già professore di Pozioni, si porterebbe con sé parte del suo infallibile staff, come la docente di Erbologia Elsa Fornero, esperta in mandragole, e il Commissario per la Difesa contro le Magie Oscure Anna Maria Cancellieri, più l'elfo domestico Giarda, unico della sua specie ad aver rifiutato un indumento che gli avrebbe donato la libertà: gli orribili calzini azzurri del giudice Mesiano (come puntualmente ricorda Studio Aperto). Per un preside che verrà, molti altri se ne andranno. Non si può non accennare al Favoloso Mondo di Lombardie. Questa commedia regionale che porterà alla storia, manzonianamente parlando, la Milano del trionfo degli eredi di quel Don Rodrigo di Lecco che fu tanto avverso al matrimonio più famoso della letteratura, iniziò circa un anno prima della notte in cui morì Lady D, quando un giovane democristiano, un po' autistico e votato alla castità, trovò una misteriosa scatoletta dietro a una piastrella del suo misero appartamento nella triste e grigia realtà di periferia, dove era solito nascondere i giornalini porno. All'interno della scatoletta il giovane, che si chiamava Robertino, trovò una serie di curiosi oggetti, tra cui il modellino di un grattacielo, il dito medio di S. Ambrogio, reliquia dal valore inestimabile, un medaglione con impresso un simbolo massonico, un listino di igieniste dentali particolarmente adatte per la carriera politica e una fattura relativa a una vacanza a Rio, che risveglio subito in lui un'intensa voglia di Messico (l'insegnante di geografia era lo stesso di Romney ndr). In ultimo vi trovò un diploma di laurea di un certo Renzo Bossi, palesemente post-datato e scritto in abanese. Robertino capì che non poteva essere una coincidenza e decise che avrebbe costruito il proprio futuro sulla base di quei pochi indizi che Dio gli aveva appena fornito. Iniziò a identificarsi in Gesù e a comprendere fino in fondo che il messaggio del Signore altro non era che l'Eccellenza. Spesso aveva sognato di essere Elton John, Simon le Bon o addirittura Madonna, ma il Santo Padre gli aveva sempre consigliato di non intraprendere la carriera musicale, troppo rischiosa e legata alle mode del momento. Meglio concentrarsi sulla fede e sulla politica, per avere un futuro corollato di certezze. E così fu. Robertino capì che poteva fondere il suo credo a quello dei massoni di professione coniugando il messaggio di un certo Don Giussani, molto in voga sulle frequenze cancerogene di Radio Maria, agli interessi più delicati dell'imprenditoria longobarda. Nacque CL, infelice acronimo di Champions League, un movimento fideistico di distrazione di massa e laboratorio di spartizione dei poteri e condivisione di interessi. Afflitto da solitudine, Robertino s'inventò inoltre la Compagnia delle Opere, di chiara ispirazione tolkieniana, e un meeting a Rimini con sede al Cocoricò. Tutti al mare a mostrar le chiappe chiare, almeno metaforicamente. Nel concreto cominciò la predilezione per lo slip attillato color vermiglio, in grado di valorizzare gli effetti estetici della depilazione del'interno coscia e mettere in evidenza il pacco, in linea con il nascente pensiero politico-filosofico della nuova destra italiana. Un giorno di pioggia, proprio mentre Andrea e Giuliano (Pisapia ndr) incontrano Licia per caso, Robertino, che sognava il ciuffo rosa di Mirko, incontrò Daccò. Ben presto si rese conto che non si trattava di Dodò dell'Albero Azzurro, nonostante un sistema molto simile manovrasse pari modo questo personaggio, isomma, con una mano nel culo. Tutto il resto lo fece Orietta Berti: "fin che la barca va lasciala andare" divenne la trama della relazione che i due pian piano costruirono, passo dopo passo ed elezione dopo elezione, nonché la visione del mondo da parte del giovane e ingenuo Robertino. Non ci volle molto e l'erede di Gesù divenne presidente della Regione Lombardia, sconfiggendo Pilato al primo turno. Decisivo fu l'appoggio del centrista Giuda, che convenne sulla necessità di arginare il possibile avvento del Comunismo in Terra Santa, dopo la scorpacciata di bambini che andava facendo il compagno Erode, peraltro dichiaratamente omosessuale e con la "s" sibilante. La coalizione vincente comprendeva anche la Lega Nerd degli ingegneri informatici del Politecnico di Milano, guidati da Umberto Bossi e convinti della necessità di conquistare il dominio www.padania.com, registrato da un pizzaiolo napoletano di religione celtica. Trascorsero lustri. E ogni elemento della misteriosa scatoletta acquisì un senso. Il dito medio di S. Ambrogio fu collocato in cima alla cupola eretta in onore del cugino Raffaele, protettore dei malati e protagonista di una canzone di Fabrizio De André, che divenne insieme avamposto militare vaticano e residenza dello stratega del calcio Luciano Moggi. Le fatture relative a viaggi e vacanze divennero uno spauracchio, più temibile di qualsiasi tirannosauro, giudice, comunista o male incurabile (tanto per sprecare un po' di sinonimi ndr). Il listino arrivò a integrare le Sacre Scritture, alla voce Vangelo secondo Roberto. Nicole Minetti e Renzo Bossi divennero dotti protagonisti dell'élite politica lombarda, portando i valori della bellezza naturale e dell'intelligenza in consiglio regionale. Tornarono utili anche la pratica del pompino e l'esistenza di sedi universitarie nell'ex colonia d'Albania. Intanto Robertino, trascorsi vent'anni, divenne legittimo proprietario della Regione e dei suoi abitanti sfruttando le disposizioni di legge in merito all'usucapione. Ma Il Favoloso Mondo di Lombradie non poteva durare, perché a un certo punto, come tutti film francesi, ha finito per annoiare gli spettatori paganti, ehm, l'opinione pubblica. Oggi Robertino è un uomo solo, una stella verso le stalle. Proprio come un'altra celebre pop star del passato, Madonna, anch'essa "Like a virgin", ora schiacciata dall'irrefrenabile successo di Lady Gaga, detta anche il Matteo Renzi della musica contemporanea. E pensare che il tormentone "Born this way" aveva appassionato a tal punto l'ingenuo Robertino da condurlo all'eccesso con i colori di jeans e camicie e con le cattive amicizie. Il gatto e la volpe, i Galli Insubri e Allobrogi, la banda bassotti, i Mangiamorte, la 'ndrangheta e persino gli alieni. Si narra addirittura che Curiosity sia spesata dalla Regione Lombardia e che contenga Scajola a sua insaputa. Amen. Per un politico che tramonta ce n'è un altro che non decolla: il povero Andrij Shevchenko è brutalmente sconfitto alle elezioni in Ucraina. Se sono libere chiedetelo alla Timoshenko, abbandonata dall'Europa nonostante sia una gnocca da paura.  Ma Putin ci chiuderebbe i rubinetti. È il caso di dire: figa di gas. Dopo la batosta presa qualche anno fa da George Weah in Liberia, è comunque ormai certo che il modello Milan può funzionare appieno solo in Italia. E mentre Sheva si dispera per aver ignorato gli arguti consigli di chi sosteneva la necessità di ottenere il controllo di almeno tre televisioni, Pato promette, in vista della prossima tornata elettorale in Brasile: "Io vincerò, farò uno strappo alla regola". E obiettivamente non stentiamo a credergli. Volendo parlare un po' di calcio non si può non segnalare la prossima candidatura di Zdenek Zeman alla guida del Movimento 5 Stelle per la coppa delle politiche 2013. Il tecnico boemo ha un ottimo curriculum di vaffanculo e produce un gioco molto gradito dai tifosi, spettacolare, spavaldo, anarchico. Non vince mai un cazzo, ma fa sempre parlare di sé: una logica molto cara ai vertici del suo nuovo partito. Casaleggio, che, è bene precisare per i più, non è un formaggio puzzolente ma la mente del Movimento, è tuttavia sostenitore della necessità di poter disporre di una lettera di dimissioni in bianco dei suoi allenatori sotto contratto. Insomma, in perfetto stile Zamparini. Per un mister che sceglie la politica un politico potrebbe ripiegare sulla panchina: Angelino Alfano, silurato a destra e a manca dal PDL, potrebbe tentare di salvare il Milan, più che mai inguaiato nella dura lotta per non retrocedere. Difficile invece che Allegri prenda il suo posto, non solo perché è livornese, ma anche perché l'idea di vendere Pirlo e comprare Muntari non è ben vista dalla Lega, prezioso alleato che vale 6 punti percentuali e almeno 3 punti a campionato, considerando il doppio scontro diretto con l'Atalanta. Tempi duri, servirebbe una magia (in assenza di altre televisioni da comprare) per risollevare il centro-destra travolto dagli scandali e vittima dell'eterna lentezza di Montolivo in fase di regia. Ma Harry Potter e Giorgio Gori stanno già con Renzi, mentre Mago Merlino e la Rosy Magò, temendo la rottamazione, hanno prudentemente scelto Bersani. La Zingara che fa le carte e dalle carte ti legge la sorte, nonostante l'ottimo appeal televisivo, così come Muntari, non piace al Carroccio. Le creature di Tolkien hanno scelto perlopiù Fli, convinti sia il miglior punto di partenza per una nuova impresa epica, fatto salvo per gli Ent, da sempre schierati con gli ecologisti di Sel, e Sauron, fuggito insieme a Dell'Utri a Santo Domingo, anch'egli in attesa di una pericolosa sentenza della magistratura. Oz è stato recentemente arrestato per sfruttamento della prostituzione minorile, nonostante l'intera Città Smeraldo avesse sostenuto di credere che Dorothy fosse la nipote di Churchill. L'identità di Magica Emi, nota produttrice discografica e proprietaria di diversi latifondi in Ecuador, è stata recentemente svelata da Sallusti, ne "Le lettere dal carcere": si tratta di Elisabetta Tulliani, che tramite un esoterico braccialetto regalatole da Fini a spese di An (lo stesso che consente al Presidente della Camera di mutare da fascista ad antifascista a seconda della luna) può trasformarsi in figa , santa, intelligente e onesta quando vuole, ribaltando completamente la propria essenza. Dopo i no di Monti, che si voleva riproporre in accoppiata con Bis, il Sir già noto per le preziose consulenze al Principe Giovanni, e di Celestino V, l'unica maga che si è detta disponibile a quel progetto politico postberlusconiano che possa finalmente riunire le anime dei moderati ed evitare che l'Italia precipiti nuovamente nel comunismo di orweliana memoria dell'era Prodi, dove tutti i salumi erano uguali ma la mortadella più uguale degli altri, è proprio lei, unica e irripetibile, nonché dai tratti e dalla storia personale, imprenditoriale e politica assolutamente affine a quella del grande statista Silvio: Vanna Marchi, giusto in tempo tornata a far parte del popolo in libertà. D'accordoooooooo?!

(M.T.)

domenica 28 ottobre 2012

Daniel Dyler e le avventure nelle Terre di Mito. V- Il Concilio dei Puri




 L'Arconte aveva smesso di parlare, un timido brusio si era progressivamente diffuso sugli spalti, ma ben presto un'altra voce prese il sopravvento sul disordine delle mezze frasi, sussurrate o balbettate qua e là, che propagavano timori e incertezze. Parlò infatti colui che era seduto alla destra di Enlil, un uomo sulla cinquantina, con dei lunghi capelli biondi, che gli scivolavano dietro la schiena, quasi fossero un mantello. Erano lisci e lucenti e contrastavano con il blu notte dell'abito su cui erano poggiati, molto stretto e accollato. In quei tessuti si specchiavano freddi occhi tendenti al viola, che facevano veramente impressione. «Il mio nome è Kumarbis, sono un Arconte dal Nome Incancellabile, fedele servitore della città di Zerya... A me spetta il compito di forrnirvi una più chiara spiegazione rispetto al luogo in cui vi trovate e alla ragione della vostra presenza. Nessuno abbia paura, qui siete al sicuro e potrete presto tornare alle vostre vite... Non farete nemmeno fatica a dimenticare questo breve viaggio!». Queste parole erano scandite con estrema pacatezza, con una voce ben diversa da quella di Enlil, più giovane e molto dolce, che mal si accordava con i severi tratti nordici del viso del secondo Arconte. «Negli scorsi giorni» procedette Kumarbis «questo consiglio ha preso un'importante decisione, dopo secoli e secoli dall'ultima volta che se ne prese una simile. Si è infatti scelto di ricorrere al vostro prezioso aiuto, oh giovani di Gea, per difendere le Terre di Mito e l'Universo Intero da una possibile minaccia. Oggi, nel pieno del mese di Sagitter e quasi ottomila anni dopo la fondazione di Zerya ci avvaliamo del più potente strumento di pace di cui si possa disporre, capace di vincere ogni male in qualsiasi luogo e in qualsiasi tempo. In qualità di supremo organo di governo della città delle città, noi Arconti dal Nome Incancellabile convochiamo il Concilio dei Portanti Umana Ragione Invitta, che le antiche fonti ricordano anche come i "Puri"». 

 «Straordinario, davvero straordinario!» esclamò Daniel, voltandosi verso Jake in modo da incontrare con lo sguardo i suoi occhioni di ghiaccio, ora decisamente rassegnati all'idea d'esser spettatori non paganti di uno spettacolo sempre più assurdo. Intanto l'Arconte continuava: «I Puri sono venticinque giovani nati su Gea, quel pianeta da voi generalmente conosciuto come "La Terra", che grazie alle antiche tradizioni sappiamo situato in un preciso punto dell'Universo in tutto e per tutto identico a quello in cui viviamo. Non ha senso che vi dica di più circa la collocazione delle Terre di Mito... Vi sarà sufficiente sapere che Zerya si trova in una galassia pressoché speculare a quel che chiamate "Il Sistema Solare". Anche in questo caso numerosi pianeti orbitano intorno a una stella, grande quasi quanto il Sole, il cui nome è Istar. Siamo infinitamente distanti da Gea, ma imparerete presto che lo spazio e il tempo non sono categorie assolute... Anche sul vostro pianeta qualche saggio vi avrà sicuramente ricordato che tutto, o quasi, è da ritenersi relativo... Alla base di ogni considerazione, cari ragazzi, c'è sempre un punto di vista!». «Ora le cose si fanno un po' più razionali» disse Jake. «Certamente!» gli rispose Daniel, accennando un sorriso. «Molti studiosi hanno sostenuto che le probabilità di esistenza della vita in altri punti dell'universo oltre alla Terra fossero altissime». «Quei cavalli, alati o non alati che fossero, avrebbero però dovuto superare di gran lunga la velocità della luce per portarci così lontani. E questo è già molto meno razionale...» finì però per obiettare nuovamente il giovane Reid. 

«I Puri sono autentici simboli di pace, lo ricordano le antiche scritture di Zerya, custodite dagli Arconti in nome dell'Eterna Legge delle Terre di Mito. Questi ragazzi nati su Gea hanno dentro sé stessi la forza dell'amore e incarnano l'idea di una suprema giustizia che sia guidata da questo sentimento a dir poco essenziale per la vita umana». «Se non altro ora abbiamo la conferma che questi Arconti e quelli che abitano questo mondo sono anch'essi della nostra specie... È già qualcosa!» esclamò sarcastico Jacob, mentre Kumarbis continuava il suo intrigante monologo. «L'uomo dovrebbe essere capace di agire secondo la logica che è propria della sua natura, quella dell'amore e della giustizia... Dovrebbe poterlo fare da solo, senza l'aiuto di nessun altro. Ma sapete quanto me, perché l'uomo è lo stesso in ogni mondo, che spesso ha bisogno di reprimere comportamenti che vanno nella direzione opposta, come l'odio, l'arroganza, la voglia di sopraffare gli altri e via dicendo. Quando queste forze maligne si manifestano in modo massiccio e pericoloso i Re, Principi o Governatori delle città delle Terre di Mito, nonché gli Arconti, supremi garanti della Legge, possono contare su un prezioso aiuto proveniente dall'esterno, mediante il ricorso al Concilio dei Puri. Secondo la tradizione la presenza dei Portanti Umana Ragione Invitta sul suolo di Zerya è di per sé garanzia di sicurezza e invulnerabilità per il nostro mondo e l'Universo Intero. Sarà sufficiente che essi si prendano per mano e formino un cerchio, dopo essersi riuniti in un punto preciso delle Terre di Mito, conosciuto solamente dagli Arconti, e aver indossato delle apposite vesti tessute in oro, del tutto simili a delle armature, ma leggere come fossero di seta. In questo modo ogni male verrà estirpato sul nascere. È tuttavia fondamentale, secondo le fonti, che la segretezza del Luogo del Concilio non sia per motivo alcuno violata». 

 I ragazzi e le ragazze seduti ad ascoltare Kumarbis erano decisamente meno spaventati rispetto a quando aveva parlato Enlil e anche molto incuriositi da ciò che quell'uomo dai lunghi capelli biondi andava dicendo. Ai più sembrava di essere al cinema a vedere un film avvincente e ricco di colpi di scena, o di trovarsi con gli occhi sulle pagine di un libro d'avventura, di quelli che quando li inizi non riesci più ad abbandonarli. «Ma saremo un migliaio!» esclamò Jake, a cui non era sfuggito che l'Arconte avesse parlato di "venticinque giovani". Quasi avesse potuto udire quest'affermazione di perplessità e pacato disappunto nonostante la distanza che separava i troni dagli spalti, Kumarbis continuò precisando «Dagli antichi scritti conservati a Zerya sappiamo che la formazione del Concilio non é affatto cosa semplice... Recita infatti queste parole il più importante tra i testi su cui si fondano le civiltà delle Terre di Mito, conosciuto come "Il Canto della Storia":

"Se l'anima nostra sarà rea
d'attuar malvagio disegno,
allor si cerchino su Gea
perché giungano al regno,
Portanti Umana Ragione
Invitta in lor nobil cuore,
quei che vivi d'emozione
san donare il loro amore.
Giovinezza li accarezza
di sol sedici primavere,
dalle labbra soave brezza
di giuste parole sincere.
Saran salve terre e 'l mare
e ogni mal sarà fuor gioco,
se si sapranno rintracciare
e s'avrà in segreto loco
il lor Concilio, nostra pace,
con le mani nelle mani,
mentre fuor tutto tace,
vicini destini prima lontani.
Prendan mille creature
i Pegasi e l' Antico Dono
dia lor l'auree armature
allor forgiate col perdono.
Saran lette da ognuno
le sue pagine s'un trono
e non capirà altro alcuno,
solo i venticinque che sono".

Si tratta di versi molto antichi, ma d'importanza vitale per Zerya, anche e soprattutto oggi! Siamo fortunati a poter disporre delle testimonianze del passato, perché dal passato si può imparare davvero molto...». A questo punto Kumarbis smise di parlare, senza aggiungere altro e lasciando tutti col fiato sospeso. 
 Daniel era davvero esterrefatto e nella sua mente cominciava a diffondersi la convinzione che questo incredibile viaggio in quella che pareva essere una città più importante di un lontano pianeta, del tutto simile alla Terra ma posto addirittura in un altra galassia, fosse davvero un gran bel regalo di compleanno, appositamente confezionato dal destino per il suo animo avventuriero. Inoltre era affascinato dalle rime tratte dal Canto della Storia, che l'Arconte aveva appena recitato. Jacob continuava invece a sedare le proprie preoccupazioni semplicemente pensando alla felicità che poteva ammirare sul volto del suo migliore amico. 

(M.T.)