mercoledì 31 luglio 2013

Râler

La dernière fois que j'ai écrit en français, mon cher, c'était l'année passée. Nous nous parlions beaucoup le français, ou mieux, nous nous parlions beaucoup. C'est vrai, nous nous parlions. Regarde la vie, mon ami, comment on va perdre le choses, les chemins, les joies et les souffles, très vite, plus que le train des nos désirs, plus que le train qui nous conduit au travail, chaque matin. On est rien mon amour, toi non plus! Je l'ai appris, c'est dommage, je ne suis que toi, je n'étais que toi, j'étais rien, rien je suis. E maintenant je vais te chanter, mon délire mélancolique, mon grain de sable préféré, ma bouche dans un autre corps, mon rêve qui parle français. Et ce que je ferai demain je voudrais bien le savoir, mai non, on peut pas, on est pas né comme les Dieux. Bateau ivre ou fleur du mal, dans un petite caverne à Montreal, mais aussi bien porté par le vent, n'importe où, chaud ou froid, si je serai ou j'serai pas. Roi, j'ai vécu comme ça, parfois. J'ai été le Petit Prince, j'ai été là, sur mon planète, avec ma rose, avec toi. Je dessinais et encore je dessinerais, un crocodile, une vache, du soleil... mais je vais m'endormir dans le noir, pas des merveilles ce soir! Au revoir! Celui qui ne laisse pas d'amours n'aura que le vent sur sa pierre. Adieu parents, mes myosotis! Adieu Italie, serveuse et pute! Je m'en irai, cette fois je le ferai, je n'ai marre de me moquer de mon âme, de râler, d'être l'âne que tout le monde voit voler, mais qui vole pas. Et toi, mon cher, mon Baudelaire, mon esprit de poète, tu resteras un langage inconnu, un coeur perdu, pas vu e pas lu. Pas non plus. L'Afrique de Rimbaud, pleine d'étoiles, mais sans eau... J'arrête, je le promis, j'ai fini, je vais rire, peut-être aimer, écrire, chanter... Astolphe, mon ami, prends cette lettre que je vais adresser à la Lune! On aura la raison, que soit sagesse ou prison. 

D.D.


Rondine

(A me stesso, quando avevo diciott'anni)

Ti vedo sul punto di spiccare il volo,
quasi tremante, quasi solo
un giovane amante
di quell'America troppo distante.

Ti sogno, è un sogno istintivo,
come quello di una rondine
che canta l'ordine
di partire o morire. Ti vivo.

Chissà se lo sai che ora ti penso
e piano scrivo,
oh anima ignara, oh brivido immenso!

Chissà se ti bacerò col vento
dal soffio denso
d'un affetto che già sento.

Allo specchio regala un sorriso
e vola felice sul viso!

(D.D.)





lunedì 29 luglio 2013

Il maledetto

Il maledetto non sta a guardare,
piuttosto scrive
del tutto o del nulla che vive
in un paradiso che lo fa vomitare.

La sua tristezza è sangue
del vostro mondo senza figli,
nel suo delirio langue
l'incomprensione dei consigli.

Cassandra v'avea avvertiti,
oh potenti Troiani
dei miti, oh fragili umani!

E poi altri ancora, nel vento
dei romantici traditi
che furon tempesta avversa al Novecento.

Il maledetto sorride
e il suo sarcasmo v'uccide.

(D.D.)



giovedì 18 luglio 2013

La letteratura nasce libera...

Non vi è forse mai stata epoca, pur considerando anche quelli che gli storici chiamano "Medioevi", in cui la letteratura, così come tutte le scienze umane, abbia sofferto una crisi così profonda. Dimenticata, snobbata, irrisa, ridotta a un passatempo per nostalgici, disadattati, nobili decaduti... Il tutto mentre i vertici del sistema sanno fare gli affari con la finanza, riescono a guadagnare vendendo qualsiasi cosa, non importa che sia la loro madre o l'unica fonte d'acqua di un villaggio africano. Questi signori non hanno mai letto Omero, non conoscono Dante, non hanno mai visto qualità alcuna nell'animo di Leopardi o nelle riflessioni di Pasolini. Questi signori ci consegnano un mondo dilaniato dai poteri e dagli interessi, il mondo del mercato delle armi, delle speculazioni sulla salute, dei derivati tossici e delle esplosioni nucleari. Il cinismo sta divorando l'intera storia dell'uomo. Si è perso il senso dell'uomo, lo si lascia in balia delle follie religiose, dogmatiche e tiranne. Si è persa la cultura umanistica, si è persa la letteratura, che dovrebbe essere uno specchio in cui osservare sé stessi e riflettere. Gli umanisti non sono certo esenti da colpe, anche loro si sono persi: nell'ossessione per il dettaglio, nella guerra tra poveri dei critici di professione, nelle invidie e nelle autocelebrazioni, nell'abbandono dei discepoli per paura di condividere la propria conoscenza. Poi c'è la prostituzione intellettuale, c'è il libro di consumo, c'è il best seller che critica i best seller, ci sono i professionisti dell'essere alternativi... E via dicendo. La poesia, quella è vissuta nei cantautori ribelli degli anni '70, per poi spegnersi lentamente dietro le scrivanie dei parolieri al servizio dei reality show. Qualcosina è rimasto, generalizzare è sempre un male, ma la considerazione di chi sa scrivere da parte della società è ai minimi storici da quando esiste l'Homo Sapiens Sapiens. Sul Neanderthal non saprei pronunciarmi. Poi all'improvviso l'universo dei social media sembra scatenare un Big Bang, conivolgendo un po' tutti gli ambiti della vita umana, tra i pro e i contro, nel bene o nel male. Reazioni in gran parte inaspettate, tempesta e impeto, re e regine che subiscono una valanga di gol in contropiede. Fino a un informatico che vuota il sacco: scacco matto! Torna un semplice uomo e fa paura a quasi tutto il mondo, come se i poeti non l'avessero denunciato già cent'anni fa quanto abbiamo fatto marcire tutto quanto. I poeti infondo sono poi sempre stati come Cassandra, che aveva avvertito i Troiani di non far entrare in città il famoso cavallo donato dagli Achei... Quasi tutti sanno come andò a finire. L'importante, in fondo, è che chi fa letteratura, con o senza la rima, sia che parli d'amore sia che narri di guerra, lo faccia con l'idea di produrre un pensiero che sia libero, alla portata di chiunque voglia ascoltare. Ecco perché la poesia può in qualche modo rinascere su Internet, nei blog come sui social network. Sono mezzi molto più liberi di quanto potessero essere i giornali, la radio e la televisione. Non sono certo fuori dal sistema, perché il sistema che ho cercato di denigrare in queste spontanee righe, proprio come fece Cassandra col cavallo, è troppo forte. M ami piace lo stesso pensare a un luogo in cui la cicala di Rodari può ancora cantare, più o meno in pace, cercando di strappare un'emozione a qualche avara formica. Alla fine di questa riflessione mi accorgo tuttavia che, forse, è scomposta ed ermetica come i tasselli di un mosaico distrutto, o di un QR Code. Mi piace il surrealismo, mi piace il flusso di pensiero, mi piacciono gli abbinamenti sbagliati... Che volete che vi dica?! 

(D.D.)


mercoledì 17 luglio 2013

S'io fossi fuoco

Quel ramo del lago di Como 
cantami oh Diva, 
o d'un tramonto sul duomo 
e dei monti l'aria viva! 

Or s'ha da bere 
e mille baci e poi cento, 
donarsi in nome del piacere 
della stagione già scossa dal vento. 

Odio e amo, 
perché nel mezzo del cammin di nostra vita 
di colpo invecchiamo. 

Riconosco le vesti dell'antica fiamma, 
la mente è impazzita 
e il cuore condanna. 

S'io fossi fuoco
vivrei un eterno gioco!

(D.D.)


mercoledì 10 luglio 2013

Porto

Porto un vento d'estate
nel gelo d'inverno,
ma son l'autunno che non aspettate,
sono l'Inferno.

Domino l'illusione
con gli occhi chiari,
come il denaro gli avari,
come le note una canzone.

Soffio nel vuoto,
ingenuo e codardo,
punto all'ignoto.

Scaglio il mio dardo
e il mondo percuoto
d'amore bugiardo.

Porto il freddo dei monti
negli sperati orizzonti.

(D.D.)



giovedì 4 luglio 2013

Francisco (negli occhi del Dottor D.)

Vent'anni
o neppure,
anni Venti
e paure.

Evidenti
misteri,
adolescenti
desideri.

E nel dottore
dei pensieri
la scienza muore.

Malattia
fu ieri
la tua magia.

E il virile pianto mai vile
un canto, oh Regina del Cile!

(D.D.)


by Cody Furguson

"...comprese che era questo stesso fascino a rendere possibile a Francisco di perpetrare i suoi misfatti, e per Dick il fascino aveva sempre un'esistenza indipendente, sia che fosse l'ardire folle della sciagurata che era morta stamane in clinica sia che fosse la grazia coraggiosa che questo giovane perduto recava a questa storia cupa..."

(F. Scott Fitzgerald)

martedì 2 luglio 2013

L'emozione e i pensieri canto

T’appassiona la stessa Musa
che incanta i sogni miei
e più vitale dell’Aretusa,
quando penso a quel che vorrei,
si fa fonte spesso illusa
d’umane speranze senza dei.

Hai nel cuor gli stessi miti
innamorati che io umili canto,
con gli sguardi tramortiti
d’una vita ch’è anche pianto,
e di ladri, ipocriti o asserviti
vedi il marcio animo infranto.

Oh compagna, sorella, Amica,
che del suon della cetra hai stima,
so che non ami l’avara formica
e ascolteresti come fosse la prima
l’ultima cicala, lei Ulisse, tu Nausicaa,
rima dopo rima.

Hai dato ad Alan quell’affetto
che crudel la penna avea negato
del gran suo padre, oh poveretto,
incatenato al bel Dorian dannato.
L’amor suo acerbo e imperfetto
hai amato, lui sempre ti sarà grato!

Conosci il valore delle parole
e vedi un futuro migliore
se ancora alla luce del Sole
brillerà il nome di uno scrittore
a dar voce al vinto che si duole,
muto dinnanzi al fato vincitore.

Adfectum cogitationesque cano
per chi legge il mondo nella poesia
e nutrito di sogni guarda lontano,
ch’è nell’umana essenza la retta via!
A te che incoraggi questa mano
ne dono i frutti e la sua fantasia.

D’un cosmo d’idee mi sento sovrano
e tra l’anime a te grate, ecco la mia!

(D.D.)



Visita anche

lunedì 1 luglio 2013

Polvere (di una generazione nata morta)

Polvere,
è un quasi vincere,
ma costruiamo polvere
e poi viene a piovere.

Promesse,
siamo promesse,
sempre le stesse,
facciamo promesse.

Numeri,
primi, reali, uguali,
poi esuberi.

Speciali,
distrattamente nascosti
e banali.

Disposti, riposti, supposti.
Miseri costi.

(D.D.)