sabato 31 marzo 2012

I love you parlamento!

Ho incontrato il gran potere,
m'ha riempito tasche e cuore
e attentando al mio pudore
m'ha toccato anche il sedere.

È stato amore a prima vista
per il devoto animo mio
ch'ebbe un posto nella lista
di quelli più vicini a Dio.

Qui basta esser ben vestiti
e senza eccessi di coscienza
o di forbita intelligenza,
che s'è tra inutili e asserviti.

"Non lo so ergo l'invento"
è il primo comandamento
per quei che chissà qual vento
ha spinto qui, in parlamento.

Se non sai che cosa dire 
e non v'è il voto di fiducia
t'è concesso anche dormire,
mentre l'un con l'altro inciucia.

Ma per servire il tuo padrino
v'è un pulsante, quello rosso:
premi premi a più non posso,
il tuo e poi quello del vicino!

Non mostrare mai sgomento,
scorda pure il Risorgimento,
ch'ogni lume s'è ormai spento:
fu l'Italia, è il parlamento!

Non amo la patria, oh Mazzini,
e neppur la canto, oh Manzoni,
Ma sto dalla parte dei cittadini,
almeno prima delle elezioni!

Rispetto a Dante e Caravaggio
so che non si mangia con l'arte
e ch'è meglio farla da parte
e investir in pane e formaggio.

Se non capisco non mi lamento
e se m'annoio mica sto attento,
quale che sia l'emendamento
per me v'è legittimo impedimento!

Montecitorio, Palazzo Madama
e magari domani un Ministero,
è l'istinto che natural mi chiama
più che la fama, a dire il vero.

Lo Stato è prodigo, io l'avaro
che barbaro predo Roma grande
e m'adorno lasciandola in mutande,
sempre più schiavo del denaro.

Denaro, denaro, profumo d'argento,
denaro è il senso del parlamento,
perché di saggi ne trovi a stento,
come fiori in mezzo al cemento.

Fuori la scienza, qui l'ignoranza,
ma dei cervelli in fuga tra i rancori
non si piange certo la mancanza:
nessun più reclama i nostri ori!

Oh concorrenti del Grande Fratello
fatevi amare da questi Italiani,
che tutto fa parte dei nostri piani:
non donna di province, ma bordello!

Predico la morale del convento
e che ogni animo sia redento
in questo postribolo di parlamento,
Dio non mi vede e all'uomo mento!

Mi scusi la Democrazia Cristiana
e poi anche il Partito Comunista
s'io ci vedo una gran puttana
e un assetato vecchio opportunista!

Mi scusino pure gli eredi dei Galli,
ben orgogliosi d'aver duri falli,
e i paladini d'ogni libertà,
gli eroi di mafia e chi da sé si fa!

Ma ogni tanto, oh parlamento,
io zitto zitto me ne pento
dell'ignobil tradimento
che feci il dì del giuramento.

"Servirò il popolo, un popolo sovrano,
viva lo Stato e la Costituzione!"
fiero intonai da gran soprano,
mentre vendevo ogni cosa al padrone.

Oh Repubblica, che sul lavoro
sei fondata, io che mai ho lavorato
or delle vacche faccio mercato,
senza decoro, proprio dove vi fu il Foro!

Oh guai a lasciarsi al sentimento,
non s'ha da fare in parlamento!
Morì l'emozione col Novecento,
or solo importa aver pagamento!

"Tu quoque brutta sgualdrina!",
mentre issavo nuova bandiera,
mi disse il capo che avevo prima,
un piè nella fossa, l'altro in galera.

Ma io la sferro la coltellata,
che m'han fatto ben spietato,
uno sciacallo sempre affamato,
uomo d'affari, velina ingrata.

Vero miracolo del nostro tempo
è questo mutevole parlamento
in cui uomo nuovo sempre divento
se con altro logo mi ripresento.

Qui nulla si crea, né si distrugge,
siamo 'sì esempio di mera energia 
che ogni cosa là fuori ci sfugge:
aprire la porta sarebbe entropia!

E tu che mostri un risentimento
vagheggiando sul cambiamento
sarai ben presto assai contento
d'unirti a noi nel parlamento!

Ogni speranza voi ch'intrate
lasciate in questo soave inferno,
ove tra i vizi e le mani baciate
il peccato ha sposato il governo!

Forse alla fine di questa poesia
vorrete far tutti la rivoluzione
o inneggerete all'anarchia,
alla democrazia, a ogni umana ossessione!

Viva in voi tal folle idolatria
e pur urlate davanti alla televisione,
che è quel che vogliamo che sia,
per noi la più ghiotta occasione!

Oh indignati fedeli e addormentati,
ditelo forte che siam tutti uguali
e bestemmiate scorrendo i canali,
noi vi saremo per sempre grati!

Così periranno in isolamento,
voci d'un coro sempre più spento,
quei che nipoti del Rinascimento
ancor vedon la polis nel parlamento.

Oh stolto popolo, oh caro amore,
per questo cancro ch'è la cultura
sei senza dubbio il miglior dottore,
la giusta cura è la tua paura!

Davanti allo specchio stai ben attento
e vedrai il riflesso del parlamento!


E a voi Illuministi ecco la Ragione:
v'avea ammoniti anzitempo Platone!

Se mai si farà la vostra Nazione
quando fermerete tal corruzione,
della Provvidenza avrem perso il timone:
tragico naufragio, addio rielezione!

Ma ora e fino a quel momento
io dico "I love you parlamento"!

(D.D.)

"Parlamento" di F. Santosuosso (2011)


Nessun commento:

Posta un commento