Primo maggio,
festa del lavoro,
festa di coloro
per cui non è un miraggio.
Piazza San Giovanni,
giovani in coro,
anche loro, proprio loro,
che subiranno i danni
degli ultimi trent'anni
d'un paese non più saggio
che s'è gettato in mille affanni,
in una folle corsa all'oro,
in servilismo e vassallaggio,
arrivismo e formal decoro.
Ci vuol speranza, ci vuol coraggio,
immensa distanza, lunghissimo viaggio,
ma con gli occhi al futuro
e non a quel ch'è stato e andato
noi ripartiremo, Quinto Stato,
e andremo lontano, è sicuro!
Merito e onestà
nell'Italia che verrà,
col sogno già la sfioro,
fondata sul lavoro:
è una carezza d'amante
che sa di brezza lungimirante.
(D.D.)
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