giovedì 17 aprile 2014

Pensieri notturni

Se almeno fossi ancora qui
potrei forse sperare
di condividere queste parole
amare,
scintille d'una vita
che quasi non m'appartiene.

L'infinito, 
come il caldo che nel mio petto
colora la notte 
della luce del giorno,
esplode d'innocenza sotto le lenzuola: 
è senza rima,
come il sordo battito di tamburo,
dal sapor di spergiuro,
che incalza il mio respiro...

L'abiuro, l'abiuro! 
Ha la porpora d'un cuore,
ma timbra la corsa delle ore. 

Fortuna, 
una melodia inaspettata
negli occhi della luna,
la cerco col capo chino
e questo sangue che si fa vino
in un destino di frasi a caso.

Potrà mai smarrire la strada
il condannato a non averla mai?

Trame, 
perdute o vinte, tremanti o spezzate,
soffiano incessanti nella mia mente
incapace di ululare,
che si chiede se sia poi così difficile
salvare il mondo
o almeno una delle sue creature.

Lo farò anche in tuo nome,
cercherò di giocare la partita dei forti
per portare a casa la vittoria delle debolezze.

Ma forse prima dovrei imparare 
ad amare
davvero,
nonostante il veleno di questa ferita
che brucia nascosta nella sua solitudine.

Come la nascita,
è un dono che brucia. 

Un valzer tra l'illusione d'un trentennio
d'onirica ed ebbra gloria fugace
e la vita vera, 
quella del fumo che pian piano
spegne ogni candela,
lasciandoti tra le mani 
una battaglia nel nome di quelli che verranno. 

L'invenzione,
suprema Musa, 
finisce per sedurre anche questa volta
il tempo, 
con l'ennesima briciola di ottimismo
che muta quest'universo di stelle sbagliate
in un quadro di Van Gogh.

Ed è subito mattino. 

(D.D.)



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