domenica 27 gennaio 2013

Ventisette di gennaio

Ventisette di gennaio,
giorno uguale, giorno diverso,
oltre l'oblio, orribil guaio,
perché il dimenticato è perso!

Un dramma ch'è quasi lontano
nella memoria piano riaffiora
e mette in luce cos'anche siamo,
poca gloria, quasi uomini ancora.

Che c'è chi quel turpe vento
di fumo e umanità stravolta
vuol segregar nel Novecento
e cancellando uccide un'altra volta.

Che c'è chi senza vergogna
fa dell'ignobil scempio idolatria,
confonde il vero con la menzogna
e a mano alzata saluta la follia.

Si fascian la mente e il cuore
quei che acciecati dall'ignoranza
s'adornan dei segni d'un atroce dolore,
amare svastiche, sprezzante arroganza.

Anche per lor che vivon come bruti,
a voi vinti fanciullini passati 
senza futuro, non sopravvissuti,
chiedo perdono dai nostri peccati!

Chiedo perdono nel dì del ricordo
e vi scongiuro, oh trame spezzate
dalla violenza d'un odio 'sì ingordo,
l'umana natura, matrigna, scusate!

Chiedo perdono ogni altro giorno,
che i vostri sguardi ammazzati
e ogni filo spinato e ogni forno
mi porto dentro, com'urli disperati,

nel pensiero, indelebili frammenti
di conoscenza, d'ogni scelta timone.
Nelle mie idee sarete sempre viventi,
vi sento nel petto in continuazione!

La rossa maglietta di sangue versato
ch'il buon Schindler non poté salvare,
l'affetto che Konradin, amico ritrovato,
dolce e intrepido seppe provare.

E poi le soffocate parole lievi
del diario di Anna, oh sventurata!
I dubbi sull'uomo di Primo Levi,
mortal ferita mai rimarginata.

Il coraggio di Giovanna, la sua paura
e i sorrisi di chi "la vita è bella"
cantò al figlio nella notte scura, 
che cucita addosso avea l'unica stella.

E voi tutte, oh anime perdute,
avrete futuro finché l'avrò io,
che siate celebri o sconosciute,
so che nei lager moriste con Dio!

Come me faranno altri molti,
che se si studia, si pensa, si riflette
e tra cent'anni, in barba agli stolti,
ricorderemo "è gennaio, il ventisette!".

(D.D.)


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