mercoledì 30 gennaio 2013

Viaggio II

Tornerò,
te lo giuro urlando,
oh viaggio che stai passando!
Ma non si può.

Catene,
sian d'amore o di guerra
coi re della mia terra,
mi fan preda delle Sirene.

"Non chiuder quella porta!"
gridavo girando la chiave
nel cuore, ferita soave.

"Non cantare questo sonetto!"
sussurro all'anima insorta,
che la memoria è ben corta.

Inetto,
dormirò ancora nel mio letto.

(D.D.)


lunedì 28 gennaio 2013

Cuba

Un dicembre d'onirico sole acceso
nell'azzardo d'un Mojito al mattino
ch'annebbia il canto sul cammino
d'un Guantanamera in cambio d'un Peso.

Vinceremo! M'assolverà la storia!
E lungo la strada sgorga la vita
che più tenera d'un'umana ferita
disegna insieme campagne e memoria.

Feliz Navidad, oh pueblo cubano!
È Trinidad, dolce di zucchero amaro,
a cavallo d'un mondo 'sì arcano
che balla, sorride e non sa del denaro.

Montagne, che son bimbi in fiore
e fresche acque, saluti e lavoro
dell'anime attonite per via del colore
de li occhi miei e del mio oro.

La penombra infiamma del Comandante
il sepolcro, eredità di sogni e rancori,
miti, amici, compagni e traditori,
d'un altro Onesto cavaliere errante.

Ogni lettera bianca sulla sabbia
se la divora di ghiaccio il mare
sotto il vapore di nubi amare
nell'orizzonte d'inverno e di rabbia.

Dalle Alpi ai Caraibi, è pirata
questo sentiero già giunto al ritorno,
funesto veliero di neve nel forno
e presto un ricordo di valle incantata.

Parete rocciosa, grande quaderno
e muro di storia ch'è tinto d'arte,
ecco l'umano a giocar le sue carte
e tender piano la mano all'eterno.

Aver un cuore da bambino,
nessuna vergogna, è un onore,
allor calcio un pallone, oh scrittore,
e nella tua Habana avverto il destino.

Ogni anno è un anno nuovo,
sia viaggio, miraggio o canzone,
mentre vago silenzio stupito trovo
nei sacri marmi della Rivoluzione.

(D.D.)





domenica 27 gennaio 2013

Ventisette di gennaio

Ventisette di gennaio,
giorno uguale, giorno diverso,
oltre l'oblio, orribil guaio,
perché il dimenticato è perso!

Un dramma ch'è quasi lontano
nella memoria piano riaffiora
e mette in luce cos'anche siamo,
poca gloria, quasi uomini ancora.

Che c'è chi quel turpe vento
di fumo e umanità stravolta
vuol segregar nel Novecento
e cancellando uccide un'altra volta.

Che c'è chi senza vergogna
fa dell'ignobil scempio idolatria,
confonde il vero con la menzogna
e a mano alzata saluta la follia.

Si fascian la mente e il cuore
quei che acciecati dall'ignoranza
s'adornan dei segni d'un atroce dolore,
amare svastiche, sprezzante arroganza.

Anche per lor che vivon come bruti,
a voi vinti fanciullini passati 
senza futuro, non sopravvissuti,
chiedo perdono dai nostri peccati!

Chiedo perdono nel dì del ricordo
e vi scongiuro, oh trame spezzate
dalla violenza d'un odio 'sì ingordo,
l'umana natura, matrigna, scusate!

Chiedo perdono ogni altro giorno,
che i vostri sguardi ammazzati
e ogni filo spinato e ogni forno
mi porto dentro, com'urli disperati,

nel pensiero, indelebili frammenti
di conoscenza, d'ogni scelta timone.
Nelle mie idee sarete sempre viventi,
vi sento nel petto in continuazione!

La rossa maglietta di sangue versato
ch'il buon Schindler non poté salvare,
l'affetto che Konradin, amico ritrovato,
dolce e intrepido seppe provare.

E poi le soffocate parole lievi
del diario di Anna, oh sventurata!
I dubbi sull'uomo di Primo Levi,
mortal ferita mai rimarginata.

Il coraggio di Giovanna, la sua paura
e i sorrisi di chi "la vita è bella"
cantò al figlio nella notte scura, 
che cucita addosso avea l'unica stella.

E voi tutte, oh anime perdute,
avrete futuro finché l'avrò io,
che siate celebri o sconosciute,
so che nei lager moriste con Dio!

Come me faranno altri molti,
che se si studia, si pensa, si riflette
e tra cent'anni, in barba agli stolti,
ricorderemo "è gennaio, il ventisette!".

(D.D.)


giovedì 17 gennaio 2013

Ci sono i ricordi

Ci sono i ricordi,
quei luoghi di vita,
pochi accordi
di musica infinita.

Li colora il sorriso
delle belle stagioni,
poi di sale sul viso
la più nera delle prigioni.

Ci sono i ricordi, 
quei venti di morte
che senti e che mordi.

Li colora la sorte
d'un tempo indeciso,
bugia a gambe corte.

Son passi di Paradiso
lasciati a briglie sciolte.

(D.D.)