sabato 14 luglio 2012

L'allodola


Tornò a casa a malincuore
l'assai tenace sognatore, 
con mille pensieri in testa
come nubi in tempesta
e maledetto senz'assenzio
l'avvolse il buio del silenzio.

E pregò senza aver Dio
e sperò in tutto il suo io
che potesse durare ancora,
che potesse fiorire allora
quel che invece la realtà
mutava in ciò che non sarà.

La vittoria che sfuggiva
con il vento s'avvertiva,
ma sognò quel sognatore,
sognò un domani migliore.

Già era l'ultimo lor giorno
e, mentre tutto fluiva attorno,
del tempo spietata la legge,
tirannia dell'umana gregge,
consumava veloce la candela
e ammainava l'ultima vela.

E il ragazzo non lo vedeva,
e il ragazzo non lo sapeva,
forse nemmeno lo capiva,
che un amore via gli fuggiva.

Pulsava forse un cuore solo
e solo un'ala non è mai volo!
Sanguinava a goccia a goccia
quell'anima di fragile roccia
e si chiudeva in una fortezza
ormai priva di sicurezza.

Era giovane, come chi non sa
che ciò che perdi si piangerà,
Giovane, come chi non ha mai
perduto, e pur pianto ha assai.
Forse giovane per amare,
il ragazzo, sedeva a guardare.

E Amor che a nessun amato
fa tralasciar l'innamorato,
osservava quei due umani
a respirare 'sì troppo lontani
il medesimo ossigeno: vite
disegnate per essere unite.

Notava quelle alte mura
costruite dalla stessa Natura,
per farci sbattere addosso
i suoi figli, a più non posso.
Tenera carne contro le pietre
e fragile essenza di emozioni.

Restava un giro del pianeta
su sé stesso, umile meta,
come un valzer di due anziani
con la morte nelle mani,
come del film i titoli di coda
al cui flusso amarezza approda.

Restava solo un ultimo giro,
come d'autunno per il ghiro,
il tempo d'un plauso nell'aeroplano 
atterrato in un paese lontano,
l'attimo in cui la pronuncia s'ha
dell'accento su libertà.

E fu proprio in quel momento
ch'il sognatore con un lamento
desiderò ricevere in dono
un segnale di non abbandono
e lo chiese forte e deciso,
per dar nuova linfa al suo sorriso.

Guardò il soffitto come fosse cielo,
strinse il cuscino come fosse petto,
rimembrò dell'allodola lo zelo
nello svegliar senza rispetto
quegli infelici amanti di Verona
la cui storia il mondo emoziona.

Salutò i poeti uccisi dal dolore,
chi nel freddo d'una prigione
chi per sfortuna, chi per rancore,
chi avea perso l'ultima occasione.
E urlò al ragazzo, ancor vivo d'ardore:
"Stupiscimi amore, stupiscimi amore!". 

(D.D.)




1 commento:

  1. Con una buona dose di sana follia e forse un pizzico di egocentrismo ho realizzato questa poesia, che parla di un ipotetico amore tra due parti di me stesso, fittiziamente separate l'una dall'altra, in una sorta di sdoppiamento dell'io. Un tenace sognatore, innamoratissimo e disposto a tutto per l'amore, lancia il suo ennesimo appello all'amato, un ragazzo probabilmente non ancora capace di amare. Con "L'allodola", il cui cinguettio svegliò Romeo e Giulietta dall'ultima notte trascorsa insieme, intendo inoltre celebrare l'illimitatezza di un sentimento come l'amore, che è sempre diverso, ma anche sempre uguale.

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