sabato 8 dicembre 2012

L'Alieno


Tutte le donne riunite in congresso
per uno sciopero, astute, del sesso,
ch'un'altra Lisistrata avea proposto,
dal nome d'Europa, 'sì alto e tosto.

E senza più amiche e pastiglie blu
allor bandiera alzò il Presidente,
sta volta la bianca del perdente,
al grido d'un canto intonante "Mai più!".

Ebbe quindi fioca solenne investitura
la più antica forma di Dittatura,
profumato ossimoro di speranza
nella malata Democrazia in vacanza.

Al Presidente concessero l'erezione
non d'una statua, precisazione,
poichè alle fanciulle d'ogni Nazione
fu dato accesso al suo lettone.

E a ciò s'aggiunga pur l'emozione
del più amato orgasmo, la prescrizione
da ogni reato o cattiva amicizia:
soave sgualdrina la cara Giustizia!

Ma in tempi di magre ammiccanti vacche,
sian metaforiche o ai ministeri,
li compromessi son aspri doveri
e san di ciliegie pure le bacche.

Fu così che tetro l'alien Dittatore
d'un grave paziente si fece dottore,
pur non potendo levare un dito
sul responsabile, quel pervertito.

Dovette tenere in considerazione
anche quei Tristi dell'opposizione,
concesse loro un bell'attimo eterno
i perdenti di sempre portando al governo.

E questi non n'ebbero d'esitazioni,
poi ch'essere eletti senza elezioni
più che il trionfo del sogno
era per gl'inetti vinti un bisogno.

Moltiplicando le forze tra loro
di quest'uomini affamati d'oro
provò a generar qualche più l'Alieno,
saggio del prodotto tra due meno.

Sembrava tornare un'Italia sensata,
sol pochi folli l'avrebber sfidata,
forse ingenui, forse stolti,
nel diffidar da li uomini colti.

Fu certo acqua su quel ch'ancor brucia
il Dittator ch'ottenne la fiducia
da questi soldati, avidi Pretoriani,
e dalle bambole e pure dai nani.

Era lungo ma breve il cammino
e non avea alcun poter divino
nella voce marziana il pacato Docente,
Pastor d'un Gregge non vedente.

Cantavo l'Alieno, l'Alieno illuminato,
cui una folle missione assegnava il fato,
chiamasi fine d'insulsa agonia
oppure new deal d'un'infranta magia.

Non so dir se m'ha salvato o deluso,
non so se ringrazio o se accuso,
oggi credendo ancor nell'umano
e provando a guardare lontano.

Mi ricordo di quando fu la cultura
a fare di Roma la Padrona sicura
di quel nostro vincente mondo passato
che mai andrebbe dimenticato.

Ancor c'è chi ruba o s'incolla
a una sedia e poi scuote la folla,
ancor s'ode il pianto delle anime stanche,
mentre si gusta il caviale nelle banche.

S'infrange la satira nella realtà
e ci si chiede distratti cosa sarà
di questo Paese senza l'Alieno
e dinnanzi a un voto di vuoto ben pieno.

(D.D.)


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