lunedì 26 settembre 2016

#microracconto

Dottor K, qual é il problema?
Che la gente scrive ‘qual'é’ e che, mentre tutti corrono veloci verso il precipizio, l'iPhone non é in grado di correggere questo ingenuo e al contempo rassegnato errare umano.
Che intende dire? Se parla delle crisi culturale… Beh… La cultura annoia, questo é il dato di fatto. E poi… Chi ci vende la cultura è complice di chi ci ruba il futuro, si sa. Non nascondiamoci dietro ai luoghi comuni degli accademici, suvvia! Lei lo sa… 
La mia generazione ha distrutto tutto, ragazzo. Quelle prima distruggevano tanto, la mia ha distrutto tutto. Vi abbiamo fatto imparare le poesie a memoria per non scomodarci a spiegarvi il loro significato. Vi abbiamo fatto credere che il liberismo coincide con la libertà, che il lavoro a tempo indeterminato é poco efficiente, che siete più belli se consumate di più…
Dottor K, qual è il punto? Siamo all'Apocalisse? 
Peggio, siamo alla riconsiderazione delle religioni salvifiche, siamo alla fine dell'illuminismo. Qualcosa ci minaccia, uno spettro, un demone: dev'essere il fantasma di Danton! 
Le opposizioni sono vecchie, consenzienti, poco credibili, adagiate, inutili… Che fare allora? Io non voglio dover preferire la morte, Dottore! I sogni, vorrei ricominciare ad avere dei sogni! Si ricorda, Lei, il colore e il profumo dei sogni? Di quelli analcolici, intendo… 
Il lavoro, il lavoro. Se c'é anche solo un barlume di speranza esso si trova nella piena occupazione. E nel posto fisso. Tutta l'economia nasce da lì. E non solo. La famiglia nasce da lì, anche se i preti e i bigotti se lo sono dimenticato. L'amore nasce da lì, la cultura pure. La precarietà é il cancro. 
Cosa dobbiamo fare, NOI? 
Niente. Oppure tutto. 
Dottor K?! 
Il lavoro, ragazzo, il lavoro! 
- Piangeva, l'ultimo #keynesiano -

(M.T., from Tumblr)


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