lunedì 5 novembre 2012

Toccando il profumato tepore della fantasia



Gli occhi chiusi, un sipario precario sui grigi abusi d'un mondo schiavo del tempo, ignavo sfondo del lento cammino perso verso un destino.

Evasione, quando il quotidiano è prigione, perché lo sguardo del cuore in un traguardo lontano, oltre l'avventura, nell'oscuro futuro di paura muore.

Ed ecco il calore emanato da un verde manto, in un consumato pomeriggio estivo: un viaggio nel vivo dell'incanto. Ed ecco l'amore, lì accanto, dove la mano si perde in una mano e la carezza accompagna la brezza della campagna: non piove.

La schiena è sull'erba, il volto verso il cielo, immerso nell'acerba piena di quell'infinito velo, il confine dell'umana sorte: morte arcana alla fine, ma molto prima condiviso sorriso di bellezza, dolcezza in rima.

L'ombra di un albero, allungata dalla sera, non sembra svegliare i corpi sognanti degli amanti, forti davvero, nell'essenza profumata della presenza solare. Oh bruto inverno, va' muto all'Inferno!  

Si scambiano il respiro le labbra ardenti, si nutrono del sogno, ricamano il bisogno d'un abracadabra tra i denti, s'inducono al raggiro dell'amara realtà, se di felicità è avara.

Amando l'inaspettato stupore della magia, toccando il profumato tepore della fantasia...

(D.D.)



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