giovedì 12 dicembre 2013

Il rogo dei libri

Bruciare un libro significa innanzitutto rinunciare alla possibilità di contraddire il suo autore, privarsi della libertà che nasce dal confronto e annegare il sacrosanto umano valore del dialogo in un mare di bestialità.

Non importa se il fine è una rivoluzione o semplicemente una negazione.

È un lasciarsi trasportare dal vento dell'ignoranza e gettarsi nell'antro più vorace di una natura che genera e consuma i suoi figli, senza curarsi del lungo cammino dell'una o dell'altra storia: degli individui, delle comunità, dei popoli. 

Senza un disegno, senza pietà.

La fame ci getta nell'abisso dell'ira, punta le lance dei deboli contro gli scudi dei più deboli e ci ricorda che siamo capaci di ammazzare per il solo ed effimero gusto di sopravvivere, più o meno consapevoli del fatto che prima o poi verrà anche il nostro turno. 

Game over. 

La fama ci rende ciechi di fronte alle battaglie di chi i libri li ha scritti o li ha ispirati, correggendo i tratti primordiali e grossolani di un branco di scimmie, a tal punto da inventare l'arte, l'amore, i sogni…

Nunc est bibendum. Ma ci siamo ubriacati troppo, specialmente se siamo tra quelli che hanno avuto fortuna. E ora barcolliamo e perdiamo di vista persino la vera essenza dell'ebrezza, mentre qualcuno è costretto a pulire e a mangiare il nostro vomito.

Dioniso non può trainare il carro di Apollo. 

Il Sole non aspetta le gole piene di vino, brucia.

Mentre ardono innocenti e colpevoli le pagine di un libro si sciolgono parole, idee, tentativi… Vincitori e vinti, scienziati e poeti, madri e bambini si dissolvono nell'atmosfera, sotto lo sguardo di lacrime delle stesse stelle che un tempo sorrisero a Dante. 

Perduta gente. 

E noi ci allontaniamo, senza quasi accorgercene, dal nostro più vitale ossigeno, la società organizzata sotto la guida del pensiero. 

Che ci piaccia o no l'uomo è un animale, ma non solo, è pure un animale politico. 

Vecchio consiglio, memoria, saggezza, libro.

Alcuni potrebbero gioire per la rivincita delle foreste, per il repentino crollo della piramide alimentare, per l'impellente necessità di ritornare alla Bibbia, per il raggiungimento di una suprema libertà, data dall'assenza del limite, della regola, del sistema… 

Una Terra dove sono tutti re, perché non lo è nessuno. 

Ciascuno di noi finirebbe probabilmente per perdersi nel nulla, alla ricerca di una maschera smarrita o di un cartello stradale che indichi la strada per Roma. Ma questo è un parere personale. Quello che è certo è invece che alcuni capirebbero che la via più efficace per domare il vuoto è la mera sottomissione degli altri, con le promesse oppure con le armi. 

I muscoli del non leader. 

Intanto l'anarchico crede di riuscire a contenere il potere all'interno della propria coscienza. E il relativista annienta la conoscenza trasformando il dubbio nel dogma e la prospettiva nella giustificazione. Ma lo fa soprattutto perché la conoscenza l'hanno edificata principalmente gli altri. 

I sofisti del giorno d'oggi si masturbano allo specchio. 

Last but not least, il dittatore. Egli aspetta il momento propizio, come un serpente pronto a colpire la più ingenua delle sue prede, il popolo. 

Generalmente quest'animale più uguale degli altri sopraggiunge proprio quando la gente non sembra più avere paura di bruciare i libri…

È un movimento prevedibile, quello che conduce al rogo. 

(D.D.)




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