Devoto a Venere,
con Marte nei geni
e sangue di Tevere,
tra ideali ameni
e Repubblica in cenere
veni.
Lamenti di ferite genti
e per terre, mari e lidi
l'arroganza dei potenti,
la guerra e i genocidi,
noi uomini perdenti
vidi.
Ma per l'Impero
l'aquile mie distruttrici
ho liberato fiero
contro tutti i nemici
del mio sogno, un sogno vero,
vici.
Di tal folle desìo
or piangi e ridi
anche tu, oh figlio mio,
che m'uccidi
e mi fai Dio,
di marzo son le idi.
(D.D.)
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