lunedì 12 marzo 2012

Umana Commedia

All'alba del cammin di nostra vita
ti trovai ch'eri in una selva oscura,
ma accesi una speranza fra le dita:

in coraggio mutar ogni tua paura
e rifar smeralda una foglia appassita,
salvando un'anima da morte sicura.

Ma per me si va nella città dolente,
per me si rischia un etterno dolore,
allor tu resistevi tenacemente

e osavi pur muover guerra all'amore.
Il tuo grande cuore pareva assente
benché del battito udissi il rumore.

Lui, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
Amor ch'a null'amato amar perdona,
il Dio a cui l'uomo sempre s'arrende,

la propria legge infin fece padrona.
E fu l'avvio di giornate stupende
ove ogni attimo immenso emoziona.

Dissi "Vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuol e più non dimandare!"
Non avendo l'ali ci bastaron le ruote

per poter oltre il sogno felici andare,
'sì ch'al di sopra delle persone vuote
sul magico tappeto potessimo volare.

Con ogni mezzo fu sfida al destino:
dei remi facemmo ali al folle volo,
per terra o per mare, egual cammino,

l'amor cercando, grand'unico molo,
fugante l'angoscia come un po' di vino
nelle avvelenate notti in cui mi sento solo.

Ma galeotto fu il libro e chi lo scrisse,
perche poi ci impedì di andare avanti,
quando il nostro tempo si circoscrisse

a quei che parevan minuscoli istanti.
Forse fu un perfido inganno d'Ulisse:
per sete di saper ci siam fatti distanti!

"Uomini fummo e or siam fatti sterpi,
ben dovrebb'esser la tua man più pia"
sibilai più cinico delle spietate serpi

quando ti svelai la colpa che fu mia
"Uomini fummo e or siam fatti sterpi,
la anima mia l'hai lasciata andar via!".

Capisti che non era un brutto gioco,
capisti che da troppo tempo soffrivo,
che la tua rosa avevi annaffiato poco

e s'era spenta nel gelido caldo estivo.
Per te io divenni allor gelato e fioco,
per te io non morì e non rimasi vivo. 

Ma giustizia mosse il mio alto fattore,
a Natal mi fece una divina potestate
e ora torno nelle vesti del cantore

a celebrar le meraviglie ormai passate
dell'Umana Commedia di nostro amore,
affinché mai sian ceneri dimenticate.

 E se mai torneremo nel chiaro mondo
abbracciati usciremo a riveder le stelle!

(D.D.)



1 commento:

  1. Tutti conoscono la Divina Commedia, ma molti la percepiscono come un testo puramente letterario, distante, morto. Io credo che l'opera di Dante sia invece una miniera di emozioni, in cui spesso ci si può riconoscere e con le quali è possibile confrontarsi. È soprattutto per sollecitare un ritorno alla lettura del maestro Alighieri che ho deciso di trasporre alcuni dei suoi versi in questa poesia, una semplice poesia d'amore, molto realistica, prettamente umana.

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